Carcere: “Il Giardino delle Ortiche”, presentazione allo Sporting Club di Monza

Venerdì 20 maggio a Monza, con il patrocinio dell'ordine degli avvocati la presentazione del volume che raccoglie articoli e poesie dei detenuti
Presentazione libro Il Giardino delle ortiche Redazione giornalistica in collaborazione con Il Cittadino
Presentazione libro Il Giardino delle ortiche Redazione giornalistica in collaborazione con Il Cittadino Fabrizio Radaelli

L’associazione Zeroconfini onlus e lo Sporting Club Monza, con il patrocinio dell’Ordine Avvocati di Monza e di Fondazione Forense, presentano venerdì 20 maggio alle ore 18, presso lo Sporting Club, l’antologia “Il Giardino delle Ortiche” a cura di Antonetta Carrabs. La pubblicazione è frutto di articoli, poesie e testi in prosa scritti dai detenuti della redazione Oltre i confini- Beyond Borders della Casa Circondariale di Monza, alcuni dei quali saranno presenti all’incontro.

“Il Giardino delle Ortiche”, l’antologia dei detenuti di Monza

Dopo i saluti istituzionali dell’avvocato Filippo Carimati – Presidente Sporting Club Monza dell’avvocato Vittorio Sala – Presidente Ordine degli Avvocati di Monza, Maria Pitaniello – Direttore della Casa Circondariale, di Cristiano Puglisi – Direttore de Il Cittadino. Antonetta Carrabs – presidente di Zeroconfini Onlus illustrerà il progetto letterario che raccoglie anche le tante interviste fatte dai detenuti della redazione Oltre i Confini- Beyond Borders ad altri detenuti della Casa Circondariale monzese. L’inserto di 8 pagine ha una cadenza trimestrale e viene pubblicato e distribuito da Il Cittadino di Monza e Brianza su tutto il territorio brianteo.

A condurre l’incontro gli avvocati Giulio TagliabuePresidente Fondazione Forensee Carlo Cappuccio Consigliere Ordine Avvocati di Monza e Coordinatore Comm. Attività Culturali. L’Ordine degli Avvocati di Monza ha riconosciuto agli avvocati 1 credito formativo in “altra materia non obbligatoria”. L’iniziativa è gratuita. Ai partecipanti verrà consegnato in omaggio il libro “Il Giardino delle ortiche” sino ad esaurimento delle copie.

“Il Giardino delle Ortiche”, parlano i protagonisti

Questo libro racconta il nostro altrove – dice la redazione di Beyond Borders – Non vuole essere un riassunto di esistenze perdute ma il racconto delle nostre storie di vita che risuonano qui dentro come uno sciame sismico e ci fanno rumoreggiare la testa come un alveare. Sono racconti nomadi di persone recluse, meritevoli di essere raccontati e immortalati su una bobina di carta. In questo nostro triste presente viviamo a contatto con persone di etnie diverse e provenienti da mondi lontani che ci portano a scoprire realtà che appartengono a diverse latitudini e longitudini. Scrivere è diventato per noi un bisogno primario, ci aiuta a traghettare verso la vita libera, forse con una maggiore consapevolezza di tutti quei valori che avevamo perduto e che oggi abbiamo ritrovato.” 

La scrittura ha una valenza terapeutica autentica, rappresenta un ponte tra chi scrive e l’esterno che permette di conoscere e farsi conoscere – dice il direttore del carcere di Monza Maria Pitaniello – Ritengo per questo che tutti gli opifici di scrittura presenti oggi negli Istituti Penitenziari debbano essere istituzionalizzati, attraverso associazioni che stabilmente si prendano cura di attivare e gestire detti laboratori. Anche per questo esprimo i miei ringraziamenti al Dirigente del CPIA di Monza e della Brianza Dr. Claudio Meneghini per aver creduto nella forza riabilitativa della scrittura e della poesia. Un ringraziamento particolare al Presidente dell’Associazione Zeroconfini Onlus Dott.ssa Carrabs e al Direttore del Cittadino di Monza e Brianza Dr. Puglisi per la preziosa collaborazione nell’organizzare eventi che mettono in risalto l’attenzione che codesta Associazione rivolge alla popolazione detenuta della Casa Circondariale di Monza. In particolare il corso di scrittura giornalistica, nato come iniziativa trattamentale di alto livello, è divenuto, nel tempo, autentico laboratorio culturale di scambi esperenziali condivisi ed ha assunto enorme risvolto“.

Questa pubblicazione è un‘opportunità per far scoprire alla comunità dei “liberi” chi siano realmente gli inquilini di una casa circondariale, cioè gli appartenenti a una categoria sociale che rientra nel novero degli invisibili. Sia per motivi oggettivi (non hanno e non possono avere contatti con il mondo esterno), ma anche perché le situazioni di sofferenza vengono quasi sempre lasciate ai margini dei nostri pensieri, delle nostre vite piene di impegni, di frenesia e di rumore in questa società che ci vuole sempre brillanti, connessi e operativi. Un’esigenza, quest’ultima, che mal si accompagna al tempo dedicato a pensare a chi si trovi in una situazione di disagio – dice il direttore del Cittadino Cristiano Puglisi – Come può essere, per l’appunto, quella dei detenuti. Che, in un dato momento della loro vita, hanno sentito chiudersi alle proprie spalle le porte di una cella, con la certezza che, di punto in bianco e per un periodo più o meno lungo, non avrebbero più potuto avere rapporti con i loro cari: sentire l’abbraccio di un figlio, le parole di conforto di un padre e di una madre. Mai pensiero, in realtà, potrebbe essere più sbagliato o superficiale: proprio dall’incontro con i testi di chi sperimenta sulla propria pelle la realtà carceraria emerge, fatto sconvolgente per chi si trovi ad approcciarla per la prima volta, la tremenda verità che in questi luoghi non ci sono certo solamente persone intrinsecamente cattive, ma, per lo più, esseri umani che, per i motivi più svariati, dalla debolezza caratteriale alle difficoltà economiche, si sono trovati a sbagliare. E che, magari, alle spalle avevano una vita e una storia perfettamente “normali”: una famiglia, degli amici, un lavoro. Persone, insomma, come tutti noi. Che dagli errori, quindi, non siamo immuni. Ecco, io credo che sia proprio questo lo spirito con cui affrontare i testi che troverete all’interno di questo volume. Testi che sono fatti per essere letti con gli occhi, certamente. Ma che, prima di tutto, vanno affrontati con il cuore. Solo con quest’ultimo possiamo predisporci a percepire la sofferenza, ma anche, talvolta, la speranza, delle anime che li hanno composti“.