Rogoredo e il boschetto della droga che si estende per 75 ettari. Le Groane e la droga in un parco regionale che occupa una superficie di 8mila ettari. Basterebbe questo confronto per comprendere quanto sia complesso intervenire per cercare di mettere un freno al fenomeno di spaccio e consumo di stupefacenti nella vasta area tra Cesano Maderno, Ceriano Laghetto e dintorni. E non è solo un problema di linee ferroviarie a rischio. Perché qui il fenomeno dello spaccio si è esteso a dismisura negli ultimi anni, certamente complice la riattivazione della “Saronno-Seregno”, ma anche per la vastità dell’area verde da controllare.
Roberto della Rovere è il presidente del Consiglio di gestione del Parco delle Groane. Dal 2015 siede puntualmente al tavolo di coordinamento sul fenomeno spaccio in prefettura a Monza, con i sindaci dei comuni coinvolti e le forze dell’ordine.
Ed è convinto che la lotta allo spaccio debba passare, certamente da azioni condivise e interventi delle forze dell’ordine e, perché no, anche dell’Esercito, ma che la repressione debba camminare di pari passo con la prevenzione, che è fatta di ricettività del parco, di riappropriazione degli spazi da parte dei cittadini e degli utenti dell’area verde.
«Solo così, e solo nel lungo periodo, si può sperare di allontanare o frenare il fenomeno».
«Ben venga dunque – continua della Rovere – l’impegno del ministro dell’Interno e del Governo sulle situazioni più critiche, anche se bisognerà capire quali saranno i termini dell’intervento, per modalità e impiego di uomini. Ma non passi l’idea che il Parco delle Groane è solo questo, perché, questa sì, sarebbe già una pesante sconfitta. Insomma, è necessario affrontare il problema ma non per questo “spromuovere”, mi si passi il termine, il parco, che offre tante opportunità ».
Il presidente non ci sta con la logica della paura. Sempre e comunque. «Non serve a nulla negare il problema, – continua il presidente -, ma su 8mila ettari le zone del fenomeno sono ben identificate. Certo, abbiamo comunque a che fare con un territorio molto vasto e non recitato. Oggi l’ente Parco ha a disposizione 5 uomini, tra agenti e ufficiali. Come possiamo affrontare il fenomeno da soli? Altra cosa è invece il coordinamento con gli altri enti e con le forze dell’ordine, che è già in essere».
Della Rovere però, continua a pensare che parlare di Parco solo in riferimento al fenomeno droga sia estremamente riduttivo. «L’azione da compiere è su più livelli: controllo e repressione, certo, ma anche un lavoro di prevenzione ed educazione, soprattutto sulle giovani generazioni e un ampliamento delle occasioni di fruizione del parco. Più si vive l’area tutelata e più si toglie spazio allo spaccio. Da anni lavoriamo per questo: negli ultimi 12 mesi ben 10mila studenti hanno visitato il Parco. Continuo a pensare che prendersi cura del proprio territorio, viverlo e conoscerlo, sia il mondo migliore per non lasciare terreno alla malavita».
Sul fronte operativo, giovedì 4 ottobre, si è tenuto un nuovo tavolo di coordinamento in prefettura. «La situazione si sta complicando ulteriormente – sottolinea il presidente – Durante la pulizia che abbiamo effettuato con il Comune e i cittadini di Cesano, ci siamo resi conto di quanto si stia diffondendo il consumo di eroina. Stiamo tornando agli anni Settanta-Ottanta. Ed è un’emergenza nell’emergenza. Perché pensiamo agli spacciatori, ma ci sono anche gli assuntori».
Anche per questo partirà a breve una sperimentazione del Parco, che attiverà, con educatori di una cooperativa, un camper mobile nelle aree più critiche.
Tra le azione operative messe sul tavolo nell’ultimo incontro c’è la mappatura del territorio a rischio. Sull’esempio della strada realizzata nel territorio di Cesano Maderno e che servirà alle forze dell’ordine per intervenire più rapidamente in presenza di spacciatori e assuntori di stupefacenti, l’intento è quello di creare, anche in altre zone dell’area tutelata, accessi per interventi tempestivi. «Personale del Parco – spiega della Rovere – con i militari dell’Arma effettueranno sopralluoghi per individuare le possibilità di realizzazione di ingressi, pur nella tutela del patrimonio boschivo protetto».