Non una questione religiosa, ma di sicurezza. Torna a far parlare di sé il centro culturale islamico con sede in via Cavour 85, a Giussano. Venerdì scorso, Festa nazionale del Sacrificio per i musulmani, un centinaio di uomini si sono assembrati lungo il marciapiede prima di entrare per la preghiera. Non sono bastati i cartelli affissi all’esterno con l’invito a organizzarsi in due gruppi secondo due orari differenti. Fuori, sulla strada, si è formato un assembramento.
Da circa dieci anni in via Cavour 25 ha sede un’associazione culturale islamica. Da subito l’allora amministrazione di Gian Paolo Riva aveva chiesto, tramite un’ordinanza, la cessazione dell’attività di culto e il ripristino dei luoghi. Ma il centro culturale islamico aveva fatto ricorso al Tar che aveva dato ragione ai musulmani. Successivamente il Consiglio di Stato si era espresso favorevolmente rispetto alle istanze comunali, poi ancora il Tribunale amministrativo aveva ribaltato la situazione e così anche il Consiglio di Stato. Con il cambio di amministrazione nel 2014, il procedimento non ha più avuto seguito.
«Conosco bene la storia di questo centro culturale – ha detto il sindaco Marco Citterio, che aveva seguito, a suo tempo, la vicenda da vicesindaco -. Venerdì scorso, come testimonia la documentazione fotografica, più di cento persone occupavano l’intero marciapiede e parte della carreggiata su una strada molto trafficata e, di per sé, già abbastanza pericolosa. Dal verbale della Polizia locale, raccolte le dichiarazioni del gestore, si evince che, in effetti, per la festa del Sacrificio l’organizzazione dei due turni non ha funzionato. Oggi, in virtù delle disposizioni anticovid, tutte le associazioni devono rispettare alcune regole, fra cui il distanziamento sociale, garantito anche da un adeguato numero di persone. Continueremo a effettuare i dovuti controlli perchè non si verifichino, in termini viabilistici, situazioni di rischio».