Un 63enne di Arcore è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di usura aggravata e tentata estorsione. L’ordinanza cautelare nei confronti dell’uomo, richiesta dalla Procura della Repubblica di Monza e disposta dal Tribunale del capoluogo brianzolo, è stata eseguita dalla guardia di finanza del Comando provinciale di Monza e Brianza.
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Monza, grazie a approfondimenti di segnalazioni per operazioni sospette, indagini finanziarie, analisi forensi di telefoni cellulari e disamina di documentazione contabile ed extra-contabile, hanno ricostruito che l’arcorese avrebbe effettuato prestiti a tasso usuraio – rispetto alla soglia legale massima di periodo del 18% – a due imprenditori milanesi. La consegna e restituzione del denaro contante sarebbe avvenuta durante incontri, generalmente mensili, che il 63enne, dicono le Fiamme gialle brianzole: “fissava sia presso la propria abitazione, sia in bar e parcheggi di centri commerciali della Brianza, chiedendo anche assegni in garanzia”.
Una delle presunte vittime è un agente di commercio e gestore di un centro benessere di Milano, il quale, a fronte di un prestito in più tranche di circa 60.000 euro, avrebbe restituito per diversi anni a solo titolo di interesse circa 190.000 euro complessivi, con un tasso di quasi il 160% annuo, subendo, insieme ai propri familiari: “tentativi di estorsione con minacce finalizzate a sollecitare il pagamento delle rate di interessi mensili”.
A finire nelle mani del presunto usuraio sarebbe stato anche un agente immobiliare di una società meneghina: a fronte di un prestito di circa 70.000 euro, avrebbe restituito, anche di recente e durante il lockdown pandemico, interessi per oltre 145.000 euro, con un interesse del 40% annuo.
L’arcorese avrebbe già una passata condanna per estorsione e plurimi precedenti di polizia per reati analoghi. I Finanzieri hanno eseguito accertamenti patrimoniali sul conto bancario dell’uomo e del suo nucleo familiare: “ rilevando un’assoluta sproporzione fra i redditi formalmente dichiarati e la reale ricchezza disponibile”, ciò ha condotto all’emissione – sempre su richiesta della locale Procura – da parte del Gip di un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di due immobili, uno in Brianza e l’altro in Puglia, oltre che di un provvedimento di sequestro per equivalente fino alla concorrenza dei profitti illeciti conseguiti, determinati in oltre 330.000 euro.