Arcore: licenziati gli ultimi sei dipendenti dell’asilo San Giuseppe

Sipario sulla vicenda dell’asilo San Gisueppe di Arcore: avviata la procedura di licenziamento per gli ultimi sei dipendenti della Fondazione. La scuola dell’infanzia è definitivamente chiuse, speranza per il recupero dello stabile.
arcore Asilo San Giuseppe
arcore Asilo San Giuseppe Michele Boni

È il momento del “The end” per l’asilo San Giuseppe di via Tomaselli ad Arcore. Da qualche settimana è stata avviata la procedura di licenziamento per gli ultimi sei dipendenti della Fondazione, il custode e personale femminile per lo più ausiliario. Figure che, al contrario dei colleghi con profili educativi, non sono riusciti in questo anno a trovare altre collocazioni.


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I licenziamenti sono stati paradossalmente salutati con un sospiro di sollievo dai diretti interessati, che da questo momento possono accedere all’indennità di disoccupazione.

«I dipendenti si sono trovati a lungo in una situazione insostenibile – spiega Simone Cereda, Cgil – da un lato risultare occupati senza quindi il diritto all’indennità, dall’altro lato un posto di lavoro finito su un binario morto, senza stipendio».


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Il personale educativo ha trovato nell’arco di diversi mesi collocazioni professionali alternative, «anche perchè la professionalità è elevata».
A questo punto, con soli sei dipendenti, ha detto il sindacalista, «la fondazione è riuscita a racimolare le risorse e avviare le pratiche». Ai lavoratori in questione sono state pagate le spettanze e ora sono disoccupati.

La vicenda sindacale comunque non è ancora del tutto chiusa. La Fondazione non è in grado infatti di versare il tfr ai lavoratori quindi sarà una procedura diversa, la liquidazione coatta amministrativa, ad intervenire. «L’iter tuttavia è complesso e purtroppo i tempi un po’ lunghi» chiosa Cereda.

È invece definitivamente chiusa l’attività formativa dell’istituzione: un addio che la comunità ha sperato a lungo di poter evitare e sul quale si rincorrono oggi le chiavi di lettura e la ricerca delle responsabilità.

Il Consiglio di amministrazione, autonomo formalmente rispetto al Comune ma nominato per quattro quinti dal Consiglio comunale, è sempre stato composto da volontari che non sempre sono stati in grado, nonostante l’impegno, di far quadrare i conti oltre ai rinomati progetti educativi.
Ma se la scuola è morta, ha commentato in settimana il consigliere d’opposizione Carlo Zucchi (ImmaginArcore) «non è morta la speranza di preservare un edificio che ha prestato per tanti anni un servizio pubblico, che non può essere funzionale alla liquidazione dei debiti pregressi. Se si fosse cambiato lo statuto molto tempo fa, tutti i finanziamenti erogati fino ad oggi avrebbero almeno garantito la proprietà dell’immobile. Invece dovremo comprarlo e contribuire al pagamento dei debiti».

L’edificio, in posizione centrale, conserva da un lato il fascino degli antichi edifici di pregio, dall’altro i problemi d’efficienza delle strutture datate.