È già un lustro ovvero cinque anni che Casa Perego svolge la sua attività per integrare persone disabili con giovani studenti e lavoratori nella vita quotidiana. Proprio per questo la cooperativa La Piramide sabato 3 luglio ha tenuto un incontro nell’abitazione di via Roma per raccontare la propria esperienza del progetto “Abitare la comunità”.
Casa Perego è accoglienza, integrazione; un incontro di differenze, tra giovani, persone con disabilità, culture, religioni, pensieri, modi di vivere e di essere, bisogni. Tutti differenti tra loro, ma in fondo non così diversi.Tutti chiedono un luogo dal quale partire eppure dove sentirsi a casa, dove poter tornare, dove poter essere. Un trampolino verso l’autonomia in tutte le sue forme; un’autonomia che è sempre interdipendenza e mai solitudine e, a Casa Perego, non si è mai soli. Non solo perché c’è sempre tanta gente, ma anche perché si è nel pensiero dell’altro, in uno sguardo di attenzione e vicinanza. Partito quasi come una scommessa, a cinque anni dal suo esordio, questo progetto conta 11 giovani che hanno vissuto l’esperienza della convivenza, sperimentato la condivisone con tutte le sue ricchezze e le sue fatiche.
«Quello che era un tentativo, nel tempo, è divenuto un modello possibile di convivenza, un modello possibile di abitare. Un modello che, a suo modo, è stato in grado di reggere anche alla tempesta del Covid perché ha continuato ad essere casa per gli inquilini normodotati – hanno fatto sapere i responsabili della Piramide -. Oggi Casa Perego ha un valore sociale per i giovani e per le persone con disabilità, perché nell’accogliere e nel fornire una risposta ai loro bisogni, è in grado di generare nuove risorse. Un esempio sono le ore di servizio che questi giovani donano ad Abitare la comunità: dono perché mi è stato donato, restituisco qualcosa che è utile ad altri. Questo contributo è valore sociale: genera risorse che nascono dall’incontro tra persone e non sono esclusivamente un servizio educativo».