Al cinema per il film di Virzì «Ma non parla di Brianza»

«Ma tutto questo con la Brianza che cosa c’entra?». L’ha domandato un imprenditore brianzolo a un giornalista alla fine della proiezione del film di Virzì: Giovanni Anzani e Michele Brambilla (La Stampa) hanno visto insieme “Il capitale umano”.

«Ma tutto questo con la Brianza che cosa c’entra?». È la domanda che giovedì sera un imprenditore brianzolo ha rivolto al giornalista Michele Brambilla, inviato monzese della Stampa, alla fine della proiezione del nuovo film di Paolo Virzì.

“Il capitale umano” è uscito nelle sale italiane il 9 gennaio, accompagnato da un’ondata di polemiche (e tanta pubblicità gratuita) scatenata proprio dalla Brianza, dall’assessore provinciale al Turismo Andrea Monti che aveva risposto in maniera dura all’intervista in cui il regista livornese aveva spiegato i motivi dell’ambientazione in un immaginario paese brianzolo. Pensando a un posto “di villette pretenziose, un paesaggio gelido, ostile e minaccioso”.

Michele Brambilla giovedì ha visto il film a Lissone insieme a Giovanni Anzani, inventore della Poliform che ha prestato i suoi capannoni alla fiction “Una grande famiglia”. E poi ha raccontato in un articolo pubblicato sul quotidiano torinese.

“Ci sono tante polemiche – ha scritto – sulla cattiva rappresentazione che Virzì avrebbe dato della Brianza e dei brianzoli, gente cinica e ignorantotta che pensa solo a fa’ i dané: e così volevamo capire se i presunti bersagli del film si sarebbero offesi. «Offeso? No, assolutamente no. Non ho visto nulla contro la Brianza, anzi non ho proprio visto la Brianza»”.

Come no? “Poi comincia il film – continua – Che è fatto veramente bene. Il livello è quello dei migliori registi americani. Però uno che conosce la Brianza è assalito a un certo punto da un colossale «Boh». Dov’è la Brianza? Sì, il paese è chiamato Ornate Brianza. Ma la campagna potrebbe essere ovunque; la città è Varese; il quotidiano sempre citato e mostrato, «La Prealpina», è di Varese; il teatro Politeama che si vede è quello di Como; l’assessore leghista vorrebbe portarci, in quel teatro, il coro della Valcuvia, provincia di Varese. Tutto Lombardia, va bene. Ma Como e Varese non sono Brianza. Com’è che è scattata la polemica con i politici di Monza e Provincia? Boh. Anche gli affari dei protagonisti non sono quelli dei brianzoli. Perché?».

Perché il mondo della finanza non è specifico della Brianza, ma più lontano: a Milano. È l’analisi dell’imprenditore che poi fa il ritratto del brianzolo nel rapporto con i soldi (e gli investimenti), la cultura, i figli “della generazione cresciuta con il benessere, del tutto è dovuto” e con i quali è stato commesso un grosso errore: “Non siamo riusciti a trasmettere la passione per il lavoro”. Alla fine ringrazia “per avere visto un bel film”.

Il testo completo dell’articolo è sul sito de La Stampa, qui (clicca).