Monza, quella colonna della peste senza proprietari e a rischio crollo

Un lettore segnala lo stato di incuria del monumento risalente al 1500 ma emerge il problema della proprietà: a chi appartiene?
La colonna della peste in piazza del duomo a Monza
La colonna della peste in piazza del duomo a Monza Fabrizio Radaelli

La colonna votiva che si innalza in piazza duomo, a Monza, è ciò che resta di una testimonianza di fede di oltre cinque secoli fa. Tra il 1576 e il 1577 anche Monza fu sconvolta dall’epidemia di peste che imperversò nel territorio. L’allora arcivescovo di Milano, san Carlo Borromeo, volle che si erigessero nelle piazze delle colonne votive per poter celebrare all’aperto la messa.
Di queste testimonianze sono piene le piazze del nostro Paese. Ce n’è una anche davanti alla basilica, appunto. Il suo passato lo raccontano le scritte che ancora si intravedono incise nella pietra, ma sono pochi i monzesi e i visitatori che attraversano frenetici il cuore del centro storico che ne conoscono la storia. E il suo attuale aspetto certamente non aiuta. Gli agenti atmosferici e la mancata manutenzione hanno lasciato segni profondi sulla colonna e soprattutto sul crocifisso che la sovrasta.

La colonna della peste pericolante? La segnalazione di un lettore

Un’incuria che non è sfuggita a un lettore del Cittadino che ha voluto scrivere alla redazione, nella speranza che qualcuno possa intervenire per salvare dall’indifferenza un pezzo di storia della città. «Quest’opera è in grave degrado e necessita di un adeguato intervento di restauro e consolidamento per la messa in sicurezza. Vi sono molte fratture che a mio avviso possono costituire anche un pericolo, specialmente le basi di supporto delle colonne. La pioggia si insinua nelle crepe e dilava le sigillature fra i vari elementi».
Ma di chi è il proprietario della colonna della peste? Qual è l’ente preposto alla sua conservazione? La risposta non è immediata e il declino strutturale della colonna deriva proprio dalla mancanza di una proprietà certa.

La colonna della peste di Monza, proprietà incerta

Mentre la piazza su cui sorge è di proprietà del Comune di Monza non lo è invece la colonna, che non rientra nei beni dell’ente. E allora? La soluzione più ovvia potrebbe essere la vicina basilica di San Giovanni Battista, ma anche in questo caso la risposta è negativa. «La colonna votiva in piazza duomo non rientra nell’elenco dei beni affidati alla cura della Fondazione Gaiani», conferma l’arciprete del duomo, monsignor Marino Mosconi. Rientrano per esempio in questo elenco, oltre ai tesori conservati in duomo e nel Museo e tesoro del duomo anche le chiese distrettuali (da Santa Maria in strada alla chiesa di San Maurizio, da San Pietro martire a Santa Maria degli angeli). «Nessuno mi ha mai parlato di quella colonna come di un bene da preservare», aggiunge Mosconi.
E allora non resta che sperare che la colonna poggiata su di un altare sul quale pregarono i monzesi di fine Cinquecento per chiedere la salvezza dalla peste, possa salvarsi a sua volta dal passare inesorabile dei secoli. E pensare che la stessa è scampata a un altro e ben più recente pericolo. Nel 2010 proprio intorno alla colonna venne realizzata la pista in sabbia per il lancio del telefonino. Un’idea promossa in occasione degli eventi del Fuori Gp di quell’anno che destò più di una critica nei cultori della storia monzese che videro la colonna simbolo della pandemia oltraggiata da orde di lanciatori che si sfidarono nella competizione che portò in piazza più di 1400 persone, tutte pronte a liberarsi del proprio vecchio cellulare, cercando di schivare la stele ultracentenaria, nel tentativo di raggiungere il record di lancio.

L'autore

Nata nell’anno dei due presidenti e dei tre papi. Scrivo per il Cittadino dal 2009, prima solo per l’edizione cartacea poi per la tv e il sito per cui realizzo anche servizi video. Mi occupo di chiesa locale, cronaca, volontariato, terzo settore, carcere. Con l’associazione Carcere Aperto nel 2011 ho realizzato insieme al fotografo Antonio Pistillo la mostra “Guardami”, dove abbiamo raccontato le storie dei detenuti della casa circondariale di Monza.