Monza, divise malandate: “Agenti della Penitenziaria costretti a ricomprarsele di tasca loro”

La denuncia del sindacato Uilpa Polizia penitenziaria: "agenti costretti a comprarsi gli anfibi e ora anche le divise"
Polizia penitenziaria
Polizia penitenziaria

Speravano di trovare una divisa nuova sotto l’albero, e invece gli agenti della polizia penitenziaria di Monza hanno dovuto provvedere da soli a rifarsi il guardaroba. La denuncia, inoltrata al provveditorato regionale amministrazione penitenziaria e alla direzione della casa circondariale di via Sanquirico, arriva da Domenico Benemia, presidente regionale del sindacato Uilpa Polizia penitenziaria.

Monza, divise acquistate dagli agenti: la denuncia del sindacato Uilpa

«Sappiamo che il personale di polizia penitenziaria del carcere di Monza ha dovuto acquistare a proprie spese i capi di vestiario indossati in servizio. E non si tratta di un caso isolato, purtroppo». Una denuncia che si somma alle tante già fatte dalle sigle sindacali, per raccontare le fatiche quotidiane di chi lavora all’interno della casa circondariale di Monza. Oltre all’organico ridotto al minimo e alle emergenze che gli agenti sono spesso chiamati ad affrontare, tra cui la gestione di detenuti spesso affetti da disturbi psichiatrici, ora c’è anche il problema del rinnovo delle divise di ordinanza.

«Da tempo gli agenti devono provvedere all’acquisto degli anfibi usati in servizio. Una spesa, per altro, non irrisoria. L’ennesima umiliazione è il dover comprare anche l’abbigliamento per poter presentarsi in maniera decorosa in servizio, e non con abiti logori. Il decreto ministeriale del 20014 prevede che l’amministrazione penitenziaria provveda all’acquisto, alla fornitura e al rinnovo delle uniformi appartenenti al corpo di polizia penitenziaria. Urge un immediato intervento risolutivo per sanare il divario che si è creato tra ciò che è previsto dalla norma e ciò che di fatto accade».

L'autore

Nata nell’anno dei due presidenti e dei tre papi. Scrivo per il Cittadino dal 2009, prima solo per l’edizione cartacea poi per la tv e il sito per cui realizzo anche servizi video. Mi occupo di chiesa locale, cronaca, volontariato, terzo settore, carcere. Con l’associazione Carcere Aperto nel 2011 ho realizzato insieme al fotografo Antonio Pistillo la mostra “Guardami”, dove abbiamo raccontato le storie dei detenuti della casa circondariale di Monza.