Sorpresa: ci vorrà del tempo perché, come previsto, l’ex caserma Palestro di piazza San Paolo a Monza venga affidata al tribunale (soprattutto per gli archivi). E allora quegli spazi, ha deciso l’Agenzia del demanio, possono andare intanto in affitto, giusto per tenerli vivi. E al prezzo, stracciatissimo, di meno di 250 euro all’anno, almeno come base d’asta.
L’ex caserma di piazza San Paolo in affitto per un anno
La comunicazione risale alla mattina di venerdì 5 dicembre, il giorno successivo alla pubblicazione del bando che rimane aperto fino al 4 marzo. Il Demanio, si legge, “intende procedere, mediante procedura ad evidenza pubblica, all’affidamento in concessione temporanea per una durata minima di sei mesi e massima di dodici, di porzione degli immobili allo scopo di garantire un utilizzo degli stessi, che assicuri, tra l’altro, la riduzione dei costi e dei rischi derivanti dall’inutilizzo prolungato nonché il costante presidio e la vigilanza dei beni anche al fine di evitare fenomeni di degrado fisico e sociale”.
Solo 250 euro per affittare l’ex caserma di piazza San Paolo un anno
È un bando ad “offerta economicamente più vantaggiosa“, quindi verrà affidato in base a chi offre di più, ma il canone annuo parte da una base d’asta decisamente basso: solo 248,98 euro. “Gli immobili in questione sono all’attualità interessati da un iter procedimentale finalizzato alla valorizzazione e rifunzionalizzazione degli stessi per destinarli a sede delle amministrazioni centrali dello Stato. In considerazione dei tempi ordinari necessari all’avvio delle relative procedure, nell’ottica di una sempre più efficace gestione del patrimonio immobiliare, si intende promuovere un utilizzo temporaneo degli immobili, compatibile con il progetto, nel periodo di not performing, senza tuttavia pregiudicare l’ipotesi di trasformazione e futuro consolidamento di destinazione urbanistica degli immobili”.
Ex caserma di piazza San Paolo: i requisiti dei progetti
Qualche vincolo c’è, in realtà, e non da poco: prenderla, e per così poco tempo, rischia di richiedere investimenti. Ma soprattutto l’ambito della proposta è da tenere in considerazione: progetti di natura culturale e ricreativa, in sintonia con un edificio vincolato dalla Soprintendenza. Avranno più punti le proposte in base a tipologia, organizzazione e numero di massimo degli eventi proposti, mirati a garantire il pieno coinvolgimento della collettività locale e l’eventuale, la collaborazione con enti locali, associazioni e stakeholder per promuovere la partecipazione attiva della comunità, poi iniziative educative e culturali per sensibilizzare il pubblico sui temi della sostenibilità.
I progetti dovranno indicare anche come si intendono garantire l’integrazione con il contesto di pregio storico-artistico e rispetto dell’architettura e del paesaggio esistenti, la qualità e l’innovatività delle soluzioni proposte (allestimenti e loro integrazione armoniosa con l’ambiente circostante, spazi informativi e polifunzionali, soluzioni digitali che possano ampliare l’accessibilità e la fruizione dei contenuti), la fruibilità per tutti, garantendo l’eliminazione delle barriere architettoniche e il miglioramento dell’accessibilità per soggetti con particolari esigenze (persone con disabilità, anziani, bambini, scolaresche, etc.), rispettando le normative vigenti in materia di accessibilità e superamento delle barriere architettoniche, l’implementazione di misure di sicurezza e l’eventuale delimitazione fisica degli spazi ad accesso non autorizzato, l’adozione di pratiche sostenibili, come l’uso di materiali eco-compatibili, efficienza energetica, gestione responsabile dei rifiuti e integrazione di soluzioni verdi per ridurre l’impatto ambientale, la manutenzione e gestione degli spazi, assicurando che rimangano in buone condizioni durante tutto il periodo di utilizzo temporaneo.
Letta così, materia più per un ente pubblico che per una realtà privata o associativa – al netto del fatto che anche gli enti pubblici grandi spese temporanee non le possono di solito affrontare.