Anche un piatto di risotto può essere un veicolo di solidarietà. Lo ha dimostrato domenica 21 settembre la Casa della Carità di Seregno, che ha voluto accompagnare la propria festa, grazie alla collaborazione della onlus monzese Tidounamano ed il sostegno della locale Railroad Brewing Company, con una risottata no stop, che ha occupato la fascia oraria tra le 11 e le 21 e, nella parte finale, è stata caratterizzata dalla performance del duo So d’Acustica. I piatti serviti nell’arco delle dieci ore sotto la lente d’ingrandimento sono stati addirittura mille, duecento in più dello scorso anno, quando ci si era fermati a quota ottocento. Il ricavato dell’iniziativa servirà per finanziare l’attività della mensa solidale, garantendo la copertura di ben 2mila pasti a favore di persone in stato di bisogno.
Casa della carità: un’intitolazione per monsignor Silvano Motta

Uno dei momenti maggiormente caratterizzanti della programmazione, sempre domenica 21 settembre, è stata l’intitolazione del servizio della stessa mensa solidale a monsignor Silvano Motta, prevosto della città tra il 1995 ed il 2012, ad un anno dalla sua scomparsa, avvenuta nell’agosto del 2024. Luigi Losa, uno dei promotori e dei motori della Casa della Carità, diretta da Gabriele Moretto, ha ripercorso il lungo rapporto di attenzione di Motta verso questa attività. «Nel 2002 -ha spiegato-, Mariacarla Colombo, presidente della Conferenza San Vincenzo, espresse la necessità di avviare la mensa ed il prevosto mise a disposizione i locali della casa prepositurale. Poi ci si è trasferiti prima all’ex oratorio di via Lamarmora e poi, dal 2020, qui alla Casa della Carità». La scopertura della targa dedicata, alla presenza del sindaco Alberto Rossi, è stata affidata a monsignor Bruno Molinari, successore di Motta, e Valeria Denova, storica volontaria.
Casa della Carità: a padre Gianni Villa l’annuale premio

In precedenza, il premio “Casa della Carità”, alla sua quinta edizione, era stato attribuito a padre Gianni Villa, saveriano, molto conosciuto sul territorio di Desio, di cui è originario e dove oggi è tornato, dopo un’esperienza missionaria in Colombia, e dove è attivamente impegnato in seno alla scuola di italiano per stranieri. Il riconoscimento va annualmente a persone o enti capaci di una testimonianza di accoglienza ed aiuto a chi ha bisogno. «La carità si premia da sola -ha commentato monsignor Bruno Molinari-, ma è bello che la Casa della Carità abbia istituito questo momento». Concorde il sindaco Alberto Rossi, che ha indicato nella Casa della Carità l’esempio di una piccola rivoluzione: «Lo è l’aver messo insieme anime diverse, in un contesto sociale in cui è forte la tentazione di puntare il dito. Qui c’è una rete di volontari che fa invidia a tanti». Padre Gianni Villa ha chiuso il giro, ringraziando la sua comunità, «che mi ha permesso di fare ciò che volevo».