Monza, al Nei schiamazzi e urlaDopo il concerto notte da incubo

Monza, al Nei schiamazzi e urlaDopo il concerto notte da incubo

Monza – Il tam tam sulla rete si era diffuso già da giorni, e l’evento era stato annunciato anche su Facebook come «notte di follia». Quest’anno l’Overground 2009, organizzato dalla cooperativa sociale Diapason e patrocinato dall’assessorato alle Politiche giovanili, è andato in scena in una nuova location. Non più gli spazi dell’ex macello, ma il nuovo skate park dietro al centro sportivo Nei, tra palazzi e appartamenti.

L’evento
– Cinque le band che si sono date il cambio sul palco allestito proprio davanti alle rampe dove, per tutta la sera, gli appassionati hanno potuto continuare le loro incredibili evoluzioni sulla tavola con le rotelle. Alle 18 è stata la volta dei Fiveminutesmore e dei Wet floor, seguiti, alle 21, da Il bianco canto del lampone e dei Caramella kitch, fino agli attesissimi Octopus con il loro sound fatto di hard rock e funky, magistralmente miscelati dal Garrincha, il bassista delle Vibrazioni.

Il rumore
– Una sonorità che non è piaciuta ai residenti, che già dal pomeriggio hanno dovuto convivere con le prove, prima, e con il concerto poi, fino a mezzanotte inoltrata. Ma a innervosire chi, anche da sotto le coperte ha dovuto ascoltare suo malgrado le performance dei gruppi, non è stata la musica, ma il dopo sera che è andato in scena quando le luci dello spettacolo si sono spente. «Quel genere di musica non mi piace – ammette un abitante di via Raffaello – ma il tutto è finito verso mezzanotte o poco più. Un orario dopo tutto accettabile. Il problema è iniziato dopo, quando abbiamo assistito allo sbando completo. Fino a quel momento, infatti, erano presenti sul posto degli uomini della Polizia, poi, appena finito il concerto, hanno deciso di andarsene, lasciando lì tutti i ragazzi che fino alle 2 di notte hanno continuato a urlare e a occupare il giardino».

La protesta
– Nonostante le luci del palco si siano spente come da programma poco dopo la mezzanotte, quelle del bar allestito proprio accanto alle rampe per lo skate sono rimaste accese ancora a lungo, permettendo così ai più nottambuli di continuare la serata. «Quando le forze dell’ordine se ne sono andate – conferma un’altra residente – si sono presentati i soliti problemi di tutti i fine settimana: gli ultimi irriducibili si sono messi a urlare e perfino a picchiarsi. La Polizia avrebbe dovuto rimanere fino al completo deflusso di tutti i presenti, per garantire la sicurezza di noi residenti». La pace poi è tornata alle prime luci dell’alba quando gli uomini della Sangalli si sono presentati a ripulire il giardino, mentre poco lontano un ultimo fan dormiva ancora, comodamente avvolto nella sua coperta.

Lo striscione – «Se i ragazzi del Boccaccio mi contestano significa che stiamo lavorando bene». Risponde così l’assessore alle Politiche giovanili, Martina Sassoli, al messaggio che i contestatori le hanno lasciato durante il concerto Overground che si è svolto allo skate park lo scorso sabato: «Martina Sassoli nuoce gravemente alla cultura».
Una «mera manifestazione di piazza», secondo l’assessore che è arrivata verso le 21, prima che cominciassero a esibirsi i gruppi. «Probabilmente sperava di salire sul palco per raccogliere qualche applauso – spiegano i ragazzi del Boccaccio – ma in breve si è resa conto che il pubblico le era ostile, notando che molti dei presenti erano gli stessi che avevano contestato lei e il sindaco il 21 settembre in Arengario, ed erano gli stessi organizzatori di Sprawl, a cui erano stati negati i permessi per utilizzare lo skate park durante il Forum dell’Unesco».

Lo scontro
– E al centro della contestazione c’è proprio la mancata concessione dello spazio dietro al Nei per lo Sprawl, organizzato dal Boccaccio. «L’assegnazione degli spazi pubblici non dipende da me – ha precisato la Sassoli – ma se anche così fosse la continua arroganza dei ragazzi del centro sociale mi indurrebbe comunque a dare risposta negativa alle loro richieste. Sono abituati soltanto ad alzare la voce e questo non è certo il mio stile».
«L’assessore non può disporre dei beni pubblici come se fossero una sua proprietà privata, non può negare il diritto di utilizzarli ai cittadini a seconda dei suoi capricci e non può decidere che cosa è cultura e che cosa no», è la risposta del Boccaccio.
Sarah Valtolina