Monza – La casa di accoglienza Giovanni Paolo II è diventata una realtà. E’ stata inaugurata martedì la struttura fortemente voluta dall’amministrazione comunale e da Don Ercole Gerosa. La casa di via Tazzoli ora dispone di 90 stanze che verranno messe a disposizione di chi ne avrà necessità, in collaborazione con i servizi sociali.
Il Comune – «Questa struttura rischiava la chiusura – spiega Osvaldo Mangone, assessore alle opere pubbliche – e per la città sarebbe stata una mortificazione. Noi dell’amministrazione ci siamo confrontati per continuare i lavori e per non lasciare che la struttura chiudesse. Con l’aiuto della cooperativa Monza 2000 è stato possibile costituire un accordo tra pubblico e privato e soprattutto salvare quest’edificio. Un ringraziamento particolare a Don Ercole che ha sempre creduto nell’importanza di questa casa e ci ha trasferito la volontà di non mollare. Perché Monza è una città che accoglie».
Il carcere – Si tratta di un lavoro realizzato grazie anche alla collaborazione con il laboratorio di falegnameria del carcere che ha pensato alla realizzazione di alcuni arredi e della targa identificativa della casa di accoglienza. «Un anno fa Don Ercole ci ha dato un ordine – continua il sindaco Marco Mariani -: ristrutturate e salvate questa casa e con il paziente lavoro degli uffici competenti e grazie alla serietà della ditta che ha vinto l’appalto è stato possibile ristrutturare questa struttura. In città sono previsti altri alloggi con questa tipologia, pensando anche all’università e agli studenti che la frequentano. Il problema dell’emergenza casa e lavoro è sempre più patologico e mi chiedo sino a quando si potrà affrontare».
Don Eligio – All’inaugurazione non poteva mancare Don Eligio Ciapparella, parroco della comunità di San Fruttuoso: «La casa di via Tazzoli è un edificio significativo che non poteva chiudere. E’ un segno per il quartiere ma abbiamo bisogno di altre attenzioni e maggiori servizi. Ora la casa è più accogliente però serve maggiore attenzione, è stata una scelta impegnativa anche l’intitolazione a Giovanni Paolo II voglio pensare che sia un segno positivo, visto come questo Papa ha segnato la storia». Entusiasta Claudio Illarietti, presidente della cooperativa Monza 2000: «Abbiamo preso in gestione la casa di accoglienza con passione perché da tempo seguiamo i progetti di accoglienza, come ad esempio cascina Cantalupo. Abbiamo dato la nostra disponibilità, Don Ercole per noi è un faro. Vorremmo essere attivi anche sul territorio e permettere agli ospiti di questa casa di interagire con le altre realtà: con la collaborazione degli scout di Monza è stato possibile riordinare la biblioteca».
Carugo – «Abbiamo salvato un’opera importante per la città. Manterremo le finalità di questa casa di accoglienza». Sono queste le parole usate da un entusiasta Stefano Carugo, assessore ai Servizi sociali, nel corso dell’inaugurazione della casa di accoglienza Giovanni Paolo II. «E’ stata ampliata e migliorata la struttura a beneficio dei cittadini che hanno bisogno di aiuto nel trovare una “casa” che sia non solo una struttura fisica ma anche un luogo accogliente. L’impegno dell’amministrazione è una risposta concreta a una necessità sempre più impellente di residenzialità, ci sono già tante persone che ne hanno fatto richiesta. I posti disponibili sono novanta, tutte stanze singole con un bagno privato, di queste venti sono riservate ai servizi sociali. E’ stata una spesa consistente, circa 800mila euro, ma numerose persone ci hanno già contattato e hanno chiesto una stanza. Per lo più le stanze verranno date a uomini, in casi particolari o per emergenze verranno destinate anche alle donne. Siamo riusciti a rispondere a una vera e forte necessità che è molto sentita sul nostro territorio, è stato un anno d’impegno e siamo orgogliosi di quanto è stato possibile fare».
Alessandra Sala