Monza – Ad una certa età, è meglio stare a casa. Lo dice il comune di Monza, citato in giudizio da una pensionata brianzola di 83 anni infortunatasi due anni a causa di una buca in strada. Una linea difensiva condotta allo scopo di respingere la richiesta di danni presentata dalla signora, ma censurata dal giudice del giudice del tribunale civile Flavia Tuia, che ha invece condannato l’amministrazione a rifondere 15mila euro più interessi, e 5mila euro di spese legali in favore della pensionata.
La donna, il 17 ottobre di due anni fa, stava camminando lungo marciapiede di via Bergamo. Dopo essere inciampata, era stata aiutata a rialzarsi da alcuni passanti, accorsi ad aiutarla, ma aveva comunque riportato diverse lesioni ed una frattura scomposta alla testa dell’omero sinistro. Come testimoniano le foto allegate nel fascicolo presentato al giudice dall’avvocato monzese Michele Colombo, scattate da un negoziante della zona, e il racconto del figlio della pensionata, il tratto di marciapiede in cui era avvenuta la caduta era addirittura privo di asfalto, con il “fondo sconnesso”. Anzi, “spaccato in vari punti”.
Il magistrato ha ammesso che l’età avanzata della donna ha reso più difficile “mantenere l’equilibro”, ma ha respinto la tesi proposta dal comune, che prospettava un presunto “concorso di colpa” da parte dell’ottantatreenne. In base alle tesi presentate al magistrato in sede di comparsa conclusionale, la signora avrebbe dovuto evitare di uscire e di camminare sul marciapiede di una via centrale della città. Un’azione che “la sua età non le consentiva di fare”. Un passaggio, quest’ultimo, riportato tra virgolette nelle motivazioni del giudice, che cita la versione del comune. Il magistrato, dal canto suo, ha sottolineato che una persona anziana “perfettamente in grado di deambulare”, come era la signora infortunatasi, non deve essere “indotta a non uscire perché i marciapiedi delle zone centrali della città sono deteriorati”.
Piuttosto, “è il comune a doversi preoccupare di mantenere il proprio patrimonio in buone condizioni, tali che tutti i cittadini possano camminare in sicurezza, anche quelli non più in giovane età”. Non è pertanto ravvisabile “alcun concorso di colpa”. La sentenza, inoltre, cita il deterioramento “tutt’altro che recente del marciapiede”, cui si sarebbe dovuto porre rimedio in tempo, attraverso “un’ordinaria attività di manutenzione”. Per la liquidazione del danno, il giudice si è affidato alle conclusioni del consulente incaricato dal tribunale. Federico Berni