Monza – (st.ar.) C’è una molla dentro, qualcosa che ti fa essere diverso dagli altri. Che ti fa essere oltre. Se a 21 anni, al debutto nella categoria Assoluti, conquisti un bronzo individuale ai Mondiali e dici che “è un risultato che mi sta stretto”. Arianna Errigo è così, determinata e schietta, sicura nei propri mezzi e a volte sin troppo severa con sé stessa. Prendere o lasciare. Tanto da confessare che se avesse capito di non poter essere la numero 1, avrebbe da tempo deciso per altre strade. Lei che di fronte a un mostro sacro della storia della scherma come Valentina Vezzali non si spaventa.
Ma rilancia: “Lei dice che potrò essere la sua erede dopo Londra 2012? Io voglio esserlo da prima. Mi preparo alle prossime Olimpiadi per vincerle”. “La mia è una scherma estrosa, creativa. Ho voglia di inventare, di scoprire nuove azioni. Vado all’attacco, cerco la vivacità e voglio dimostrare che si può vincere anche con un altro tipo di filosofia di gara”.
Diplomata all’Istituto d’arte, non fatica a trovare poesia anche nello sport. All’estro, al genio atletico che le ha donato la natura, abbina però anche tutta la razionalità necessaria per confermarsi a certi livelli. “Se nelle categorie giovanili vincevo anche senza preparami meticolosamente, ora è diverso. So che si può arrivare a vincere, ma so anche che la cosa più difficile è confermarsi”.
“Alla mattina mi alleno almeno due ore: preparazione atletica, differenziata a seconda del periodo. Quindi pesi, fondo, piuttosto che esercizi per la rapidità. Poi al pomeriggio mi dedico per altre quattro ore alla tecnica insieme alla mia squadra, la Comense. Generalmente, di queste quattro ore ne ricavo una per l’allenamento individuale”. Ciò di prassi, ma prima degli impegni con la Nazionale tutto cambia. “Una settimana al mese lavoro in Azzurro, prima dei Mondiali abbiamo trascorso insieme addirittura tre settimane”.
L’intervista integrale ad Arianna Errigo in edicola sull’edizione di giovedì 5 e sabato 7 novembre de Il Cittadino