Vimercate – Non se l’è cavata semplicemente autodenunciandosi, e chiedendo pubblicamente scusa per quel filmato irriverente nei confronti della professoressa di italiano finito su youtube. Adesso i genitori di uno studente dell’Itis Albert Einstein, che nel febbraio 2007 frequentava la terza ‘A’, dovranno pagare nei confronti della professoressa di lettere Emilia Farano, un risarcimento di ben 15mila euro, per aver “pubblicato immagini lesive del decoro e della reputazione dell’insegnante”.
Lo ha stabilito una sentenza del giudice del tribunale civile di Monza Luisa Berti, che ha condannato i coniugi brianzoli (chiamati in causa in quanto genitori del ragazzo, all’epoca del fatto minorenne) a rifondere anche 4mila euro di spese legali. Una bravata quella dello studente dell’Itis, che orà costerà molto cara alla sua famiglia. Il giovane, durante l’ora di lezione della professoressa Farano, una con una reputazione di insegnate rigorosa, ha preso il telefonino cellulare e ha girato un video piuttosto grossolano, in cui riprendeva alcuni compagni in atteggiamenti derisori verso la prof.
Se quest’ultima era girata a scrivere sulla lavagna, per esempio, allora qualcuno veniva immortalato mentre le rivolgeva degli sberleffi, oppure mentre platealmente si faceva i fatti suoi, dormiva con la testa appoggiata sul banco, o ancora si nascondeva dietro ad un paravanto. Il tutto scaricato su youtube, il celebre sito in cui si condividono video di tutti i generi, accessibile a tutti, con tanto di sottotitoli ironici. Ne è nato un caso. Prima un consiglio di classe straordinario, che aveva sancito 15 giorni di sospensione per lo stidente, che aveva ammesso di essere l’autore del filmato, poi una vera e propria azione legale mossa dall’insegnante, assistita dall’avvocato Raffaele Notari, di Milano.
“La mia assistita è stata decisa ad andare in giudizio non solo per tutelare la propria immagine e reputazione professionale, ma anche per lanciare un monito, rivolto agli altri studenti ed ai loro genitori”, ha commentato l’avvocato. Il giudice ha accertato la responsabilità del giovane, considerando il fatto illecito non tanto quello di aver girato le immagini col telefonino, quanto aver “resole stesse pubbliche su interenet”. Un evento avvenuto successivamente alle ore di lezioni della professoressa Farano, in un momento cioè in cui “il ragazzo non si trovava più sotto il controllo dell’insegnante”. Alla luce di queste considerazioni, il giudice ha delineato, nelle motivazioni del suo pronunciamento, una evidente “violazione del diritto all’immagine, e a quello della privacy”.
Federico Berni