Via Bergamo: chiude il sexy shopA Monza bufera sulle concessioni

Via Bergamo: chiude il sexy shopA Monza bufera sulle concessioni

Monza – È durata solo tre giorni l’avventura commerciale del Love Shop, il negozio di sex toys aperto la scorsa settimana in via Bergamo. La saracinesca si è alzata martedì e si è riabbassata giovedì, meno di settantadue ore che sono però bastate a sollevare un vespaio di polemiche tra i residenti e i commercianti.

«Non riesco a capire come l’amministrazione possa concedere in modo tanto superficiale le licenze a esercizi commerciali come quello – tuona il presidente della circoscrizione Uno, Massimiliano Longo -. Si è speso tanto per riqualificare l’intera via e ridare lustro al Borgo, e poi tutto il lavoro viene vanificato da scelte di questo tipo». Una decisione che ha lasciato sgomenti anche i residenti della zona, perplessi nel vedere spuntare da un giorno all’altro un sexy shop proprio in mezzo alle case, a pochi passi dal centro storico, dalle scuole e dalle strutture sportive frequentate soprattutto dai più giovani. Sorpreso anche lo stesso assessore alle Attività produttiva, Paolo Gargantini, che oggi ha in agenda un incontro proprio con i titolari dell’attività per chiarire la questione.

«Il Comune non ha mai rilasciato alcun permesso – precisa – per noi quel sexy shop non è mai stato aperto. Ho voluto però interessarmi in prima persona di questa faccenda. Verificherò la correttezza dei documenti presentati e qualora risultasse tutto in regola allora non potrei opporre alcuna obiezione. La legge non mi permette di chiudere alcun esercizio commerciale solo perché non ne condivido i prodotti in vendita. Sarà mia cura quindi controllare che tutti i documenti siano in regola, ma se così fosse non potrei fare altro che concedere la licenza».

Il Love Shop, aperto proprio di fronte alla gelateria di via Bergamo, propone giocattoli da autoerotismo di ogni tipo per adulti, per maschi e femmine, ma anche preservativi e lubrificanti, bambole gonfiabili e persino portachiavi “originali”. Una piccola porta d’accesso accanto alla vetrina che garantisce, a lettere cubitali, il più completo anonimato per i clienti, conduce a una stanza dove si trovano quattro distributori automatici. «Da tre anni stiamo attendendo che il Comune conceda al contadino incaricato la licenza per la distribuzione del latte crudo davanti al Nei – continua Longo – per attività di questo genere, che meglio starebbero in periferia o lungo strade provinciali, i tempi inspiegabilmente si accelerano. Temo che questa chiusura sia solo momentanea, appena passata la polemica il negozio riaprirà».
Sarah Valtolina