La Gioconda è il Salaino di OrenoUn altro libro conferma la tesi

Altro che Lisa Gherardini: un nuovo studio, questa volta francese, insiste sulla tesi che la Gioconda sia in realtà il Giocondo, ovvero Gian Giacomo Caprotti di Oreno di Vimercate, apprendista, allievo prediletto e forse compagno di vita di Leonardo da Vinci. L'autrice è Sophie Herfort.
La Gioconda è il Salaino di OrenoUn altro libro conferma la tesi

Vimercate – La Gioconda di Leonardo? È il ritratto del Salaino, al secolo Gian Giacomo Caprotti da Oreno, apprendista, allievo prediletto e forse compagno di vita del genio rinascimentale. La tesi non è nuova, ma questa volta la ricercatrice francese Sophie Herfort va oltre: l’artista non si sarebbe limitato a prendere il giovane a modello del suo ritratto più celebre, sintesi e sublimazione della sua visione pittorica, ma avrebbe inteso riprodurre esattamente i tratti del ragazzo orenese cresciuto in bottega accanto a lui. Proprio in coincidenza con la grande mostra aperta a Londra su Leonardo da Vinci, la studiosa della Sorbona di Parigi rilancia questa ipotesi nel suo ultimo libro, dal titolo inequivocabile, ‘Le Jocond’, il Giocondo.

Nessuna Lisa Gherardini, nessuna donna misteriosa, nessun committente, se non lo stesso Leonardo, che avrebbe così voluto imprimere i tratti del Salaino in un dipinto che avrebbe sempre portato con sé, fino alla morte, in Francia nel 1519. La prima correlazione posta qualche anno fa, dall’italiano Silvano Vinceti, tra il volto della Gioconda e quello di Caprotti, si faceva forte delle evidenti somiglianze ricavate anche da un secondo quadro, il San Giovanni Battista, che riprenderebbe la fisionomia del Salaino. Un ulteriore rafforzamento dell’ipotesi era venuto solo qualche mese fa dalla scoperta di un altro dettaglio: uno studioso francese ha individuato un’immagine stilizzata di un diavoletto, Salaì appunto come Leonardo aveva soprannominato il ragazzo, dipinto in alto, a sinistra dello sguardo della Gioconda, a indicare che l’identità del modello andrebbe ricercata nel compagno di bottega, e forse di vita, e nulla avrebbe a che fare, perciò, con la monna Lisa che la storiografia ufficiale vorrebbe quale soggetto del dipinto. Ora arriva la posizione ancora più granitica sfoggiata dalla Herfort.

Nel suo libro la ricercatrice ripercorre la storia dell’incontro tra i due. Leonardo conobbe per caso Gian Giacomo Caprotti il 22 luglio del 1490 a Oreno, mentre lavorava alla corte milanese degli Sforza e cercava il cavallo perfetto per il monumento equestre in onore di Francesco Sforza. Il genio toscano sarebbe rimasto ammaliato dalla bellezza del ragazzo, che allora aveva solo dieci anni, e lo prese con sé a bottega, dove il Salaino apprese i rudimenti della pittura. Il giovane, che Leonardo definì «ladro, bugiardo e ghiotto», acquistò subito un ruolo da protagonista nella vita del maestro, seguendolo nei suoi spostamenti in Italia e in Francia. Non era però con lui al momento della morte, ma compare nel testamento dell’artista.
Anna Prada