Monza – Andrea Tornielli, 47 anni, sposato, tre figli, è un giornalista e scrittore cattolico. Dopo 15 anni passati a Il Giornale, dal marzo 2011 è vaticanista a La Stampa e collabora con altre testate giornalistiche e con il mensile cattolico Il Timone, oltre a tenere una rubrica radiofonica mensile a Radio Maria.Tra i fondatori del quotidiano online La Bussola Quotidiana, ha anche un blog molto visitato, ”Sacri palazzi”. Tra le sue opere figurano numerosi saggi riguardanti la Chiesa contemporanea. A Desio, città Natale di Achille Ratti, venne messo in scena, nel marzo del 2010, un suo testo “Roccia sull’abisso, alta rupe del nord”. In basilica, la rappresentazione prese il nome “Il leone di Desio. Pio XI, un papa di fronte ai totalitarismi”: forse meno poetico, e meno allusivo alla passione alpinistica del pontefice, ma uguale nella sostanza. Fu un baluardo contro nazismo e comunismo. Ma in che modo, lo chiediamo a Tornielli.
“In modo realistico. Si trovò a condurre la Chiesa sul baratro di cinque dittature: Mussolini in Italia, Salazar in Portogallo, Hitler in Germania, Franco in Spagna, Stalin in Unione sovietica. In quel frangente storico perseguì sempre un obiettivo: salvaguardare la possibilità di educazione e di espressione del popolo cristiano. In tale ottica vanno visti i tentativi di dialogo a tutte campo, che talvolta arrivarono a degli accordi precisi: i Patti lateranensi del ’29 con lo Stato italiano governato dal fascismo, l’accordo con la Germania poco dopo l’avvento al potere di Hitler, nel 1933. In tale ottica vanno visti gli incontri del nunzio apostolico a Berlino, Giovanni Pacelli, che diventerà il suo successore, col ministro degli esteri sovietico Georgij Vasil’jevic Cicerin: voleva Pio XI, fermare o almeno alleviare la persecuzione dei cattolici in Russia”.
Le cose non andarono però secondo i suoi desiderata….
“No, ma non era papa che lasciasse correre le vicende senza dire la sua. Nel ’31, contro il fascismo, che, pretendendo l’esclusiva sulla educazione dei giovani andava maltrattando persone e opere dell’Azione cattolica scrisse la “Non abbiamo bisogno”. Sei anni dopo arrivò la pasqua delle encicliche: 14 marzo uscì la Mit brennender sorge (Con ardente ansietà) contro il nazismo; il 19 marzo divulgò la Divini Redemptoris, contro il comunismo ateo, il 28 marzo la “Firmissimam constantia..” contro le persecuzioni anticattoliche social massoniche che avvenivano in Messico. Si trattava di salvare i cristiani, salvaguardare la loro libertà di espressione”.
In questa ottica, la libertà di parola della Chiesa, va vista la creazione da parte di Pio XI di radio vaticana?
“Certo. Fu un papa molto attento ai mezzi di comunicazione. Con la radio si garantì l’opportunità di diffondere la parola del vangelo e la parola del Papa ovunque. Fu da questo punto di vista un papa moderno, lungimirante. Capì l’importanza della educazione e per questo avocò a sé la formazione dei sacerdoti; capì l’importanza di dare attenzione e sviluppo alle chiese locali. Ordinò i primi due vescovi kenioti, che per le nuove pseudo scienze razziali altro non erano che negroidi subumani”.
Tornando al suo scritto su Achille Ratti: le metafore della roccia o del leone esprimono la stessa idea?
“Sì. Pio XI fu duro quel che occorreva per reggere le sorti dell’umanità, in un momento in cui era devastata dai più sanguinosi totalitarismi”.
Antonello Sanvito