Monza – Ponzoni «meditava la fuga» e disponeva di cellulari «intestati a un cinese inesistente per ostacolare le intercettazioni dell’autorità giudiziaria». Queste le due principali motivazioni che hanno portato il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Monza Maria Rosaria Correra a rigettare la richiesta degli arresti domiciliari per l’ex assessore regionale del Pdl, attualmente detenuto nella casa circondariale di via Sanquirico.
Ponzoni, si legge nella motivazione: «si è sottratto volontariamente all’esecuzione del provvedimento restrittivo emesso a suo carico, per ben due giorni», un aspetto che induce il magistrato a sospettare, in caso di concessione degli arresti domiciliari, il pericolo di fuga. «Al momento dell’esecuzione della misura, il 16 gennaio scorso – ricorda Correra – l’indagato non era in casa e le sue utenze cellulari risultavano disattivate, ma nel frattempo aveva in uso due utenze cellulari, intestate ad un inesistente cittadino cinese, con le quali ha potuto comunicare in modo sicuro».
Non solo, l’ex assessore, una volta in carcere: «Aveva detto di essersi recato in montagna, in provincia di Sondrio, mentre le analisi dei tabulati e le informazioni acquisite dagli inquirenti hanno confermato che in quei giorni Ponzoni era nel territorio di Desio-Monza». Un comportamento, secondo il giudice che denoterebbe: «Che l’indagato, appresa da fonte non ancora svelata la notizia del suo arresto, si preparava evidentemente alla fuga». Del resto, a scriverlo ancora il gip, «aveva la disponibilità di una villa in Francia e dei contatti in Svizzera».
Il giudice scrive di «serie preoccupazioni» facendo riferimento ala fitta rete di contatti del politico: «l’avvenuta informazione del suo imminente arresto ben si collega alla permanenza di quella fitta rete di contatti che l’indagato vanta e che gli ha consentito, già in precedenza, l’illecita acquisizione di segreti d’ufficio». Di più: «la pronta disponibilità di utenze intestate a cittadino extracomunitario inesistente, poi, indica la disponibilità di contatti con ambiti malavitosi adusi al frequente ricambio di utenze cellulari».