Mezzago – È stato un tutto esaurito anche per il libro. E poi lì un’oretta passata a parlare anche di musica, naturalmente, e di ricordi e di futuro, in modo molto informale proprio come è il Bloom. E pazienza se non c’è stata una Laura Pausini.
È proprio un mese magico per il locale di Mezzago: dopo il sold out della festa di compleanno a sorpresa con gli Afterhours e le tremila persone che hanno praticamente raddoppiato il numero complessivo degli abitanti per il festival punk, ha fatto il pieno anche per la presentazione di “Sviluppi incontrollati, Bloom crocevia del rock” edito da VoloLibero, in libreria a 25 euro che in parte saranno devoluti a Emergency.
Per raccontare le oltre 400 pagine di Bloom, erano presenti alcuni fra coloro che hanno contribuito a scriverle: gli autori Max Pirotta e Aldo Castelli, giornalista musicale il primo e presidente della cooperativa Il Visconte di Mezzago il secondo, la giornalista Barbara Volpi. E poi i musicisti: Manuel Agnelli, che del libro ha scritto la prefazione e il Bloom lo frequenta dalll’inizio, «quando ci venivo anche senza l’occasione di un concerto, venivo solo per incontrare le persone. E abitando da tutta l’altra parte di Milano alle volte era davvero un viaggio». Poi Mauro Ermanno Giovanardi, che lì aveva presentato il primo disco del suo primo gruppo, i Carnival of Fools. Si sta parlando dei primi anni Novanta, anzi fine ’80. Quando Mezzago iniziava a inserirsi tra Londra, Berlino, l’Europa.
E Federico Dragogna dei Ministri e Rodrigo d’Erasmo: il primo, classe ’82, ci è arrivato inseguendo il prog e poi ci si è esibito per «almeno quattro volte», colorando anche a pennarello il frigo dei camerini; il secondo, trasferito da Roma, da quando suona con gli Afterhours ha già avuto modo di scrivere del locale un paio di pagine interessanti: una è il concerto con Steve Wynn dell’inverno scorso (con Agnelli e soci). «Qui leggi il volto del pubblico mentre stai suonando – ha detto – c’è un’atmosfera unica».
Generazioni a confronto, proprio come in sala: tutti in via Curiel 39 per un locale che ha saputo crescere e rinnovarsi. Senza fermarsi ai Nirvana di Kurt Cobain. E cosa c’entra quindi Laura Pausini? Come ha detto Dragogna, forse il Bloom non avrà mai una Laura Pausini («peccato per lei»), perché punta a riempire i palazzetti. Ma così non saprà mai come vibra il palco di Mezzago.