Desio – Riposano insieme nella tomba al vecchio cimitero. Il bassorilievo sul marmo scuro riproduce la carrozza del treno che li portava a Pietra Ligure. Cinquant’anni fa. Viaggiavano insieme, da Desio alla Liguria, la notte del 31 maggio 1962. Sono morti insieme alla stazione di Voghera per lo scontro tra il treno viaggiatori 1391 e il merci 8151, alle 2,35. Un disastro. Sono morti con altri 60 viaggiatori, tutti dentro quell’ultima carrozza sventrata dal locomotore del merci. Aldo Masolo e Luigi Redaelli avevano trent’anni. Stavano raggiungendo mogli e figli in vacanza a Pietra Ligure. Pierino Pozzoli e Luigia Tagliabue, marito e moglie, stavano portando il nipotino Oriano all’ospedale Santa Corona per cure.
Proprio per far compagnia e dare sicurezza alla coppia, Aldo e Luigi avevano deciso di ritardare il loro viaggio al mare, dal mattino alla sera. “Erano così” ricordano le mogli Rosa Ornaghi e Anna Porta, a cinquant’anni di distanza. Loro erano al mare da inizio maggio, l’una col figlioletto, l’altra con la piccola figlia. Erano sposate da 2 anni e mezzo, 3 anni. Attendevano i mariti per il ponte dell’Ascensione e del 2 giugno e poi rientrare insieme a Desio. Aldo e Luigi non sono mai arrivati. “Nell’ultima lettera – racconta Rosa – Aldo mi scriveva d’aver cambiato la prenotazione per accompagnare i signori Pozzoli”. Si scriveva, allora. Niente telefono nella casa di vacanza, niente messaggi. Lettere quotidiane aperte al rientro dalla spiaggia. “Il treno doveva arrivare alle 6,30”. Rosa a quell’ora era già in stazione.
“Non arrivava e nessuno diceva nulla. Sono tornata a casa e poi di nuovo in stazione con Anna e coi bambini. C’è stato un incidente, dicevano. Il treno è in ritardo. E’ arrivato alle 10. Eravamo ancora lì, in attesa che i nostri mariti scendessero”. Non sono scesi. Con un taxi hanno raggiunto Voghera. Il taxista le ha tenute fuori la stazione. I loro cari erano tra le vittime. “Sono dolori – dice Anna -. Vorrei non ricordarmi più quello che è successo”. Rosa prende le foto ed i ritagli di giornale dal cassetto in camera. “Non le faccio vedere neanche ai miei figli”, dice. Le due donne si sono risposate e hanno avuto altri figli. “Chissà come mai sono finiti sull’ultima carrozza. Aldo non è morto sul colpo. Un prete gli ha parlato, ce lo ha detto. E due militari lo hanno sorretto, a rischio della loro vita, sotto le lamiere pericolanti. Finché è spirato”.
“E’ un’angoscia vedere le foto” ammette Anna. Riproducono i funerali, tenuti in basilica il 2 giugno, celebrati da monsignor Giovanni Bandera con don Primo Gasparini, don Renato Coccè, don Renzo Mantica. “Momenti duri da vivere allora e ancora adesso da ricordare – sussurra Rosa sfogliando i giornali -. Ho avuto un grande aiuto dalla mia famiglia e da quella di mio marito, in modo speciale da mia suocera. Si dice che il tempo è medico, ma quante medicine abbiamo dovuto inghiottire e quante spine”.
Ai funerali partecipò l’intera città. Le bare mossero in corteo dalle abitazioni alla basilica. La chiesa era colma, così come la piazza Conciliazione. Sempre portati a spalla, i feretri hanno raggiunto il cimitero tra una marea di gente commossa, silenziosa. Le vittime verranno ricordate giovedì 31 maggio con una messa alla parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, alle 20,30.
Egidio Farina