Monza – Elena Barsottelli, 37 anni, residente a Monza. Segni particolari: «Malata di Giulia». «Sarà che sono nata su una Giulia – racconta Elena – per la precisione sul GT Junior Scalino (sempre chiamato al maschile, non so il perché) verde bottiglia del mio babbo. Quella con la quale ha portato mia mamma in ospedale, quella con cui ci ha riportato a casa e quella con cui ci ha portato in vacanza». Una passione di famiglia, un gene del dna dei Barsottelli.
Ma com’è avere una Giulia?
Indescrivibile. Crea dipendenza. Non vedo l’ora che arrivi il fine settimana per poterla guidare e, quando guido, non vorrei scendere. Un po’ perché è come essere vicina a mio padre, un po’ perché dà delle soddisfazioni che un’auto moderna neppure si sogna. È divertente, sia perché sentir salire il motore è adrenalina pura, sia perché nelle curve e nel misto è grintosa ma disciplinata.
Il più grande orgoglio da alfista?
Sia oggi, che guido io, che quando andavo in giro con mio padre vedere la gente in Italia, ma soprattutto all’estero, che si gira a guardarti non tanto perché sei su un’auto storica ma perché sei su un’Alfa. Nel 2004 compimmo un viaggio, io e marito con Passat di sostegno tecnico e mio padre con un amico sul GT: da Milano al Nurburgring e ritorno. In Svizzera e in Germania la gente si fermava (o ci fermava) per ammirare l’Alfa. Il GT Junior non è rarissimo, eppure vedere quanto il marchio stimoli ammirazione e rispetto rimarca il fatto che l’Alfa è stata davvero un segno dei tempi.
Francesca Lanzani