Monza – Doveva essere il Pratum Magnum della città ma, dell’antico splendore di quella colata di pregiato porfido, granito e pietra di luserna le resta ben poco. Pavimentazione leopardata con chiazze indelebili di olio lasciate dai camion del mercato, un lampione in pendenza come la torre di Pisa, illuminazioni ai piedi del Monumento ai Caduti spente da mesi, una lampada a terra rotta e trasformata in posacenere, tombini sprofondati dove più di un cittadino è inciampato facendo un bel ruzzolone. Per non parlare dei sanpietrini traballanti e dei «rattoppi » in catrame realizzati alla bene meglio per evitare che qualcuno si facesse male. E tutto questo a poco più di tre anni dalla sua inaugurazione.
Mentre si comincia a pensare alla sistemazione della viabilità in centro, questo il ritratto di piazza Trento e Trieste, una piazza lasciata a sé, nel più completo stato di abbandono malgrado sia nel cuore della città, con decine di tavolini dei bar che vi si affacciano e la trafficatissima frequentazione del mercato. Ed è proprio quest’ultimo, a detta di Massimiliano Longo, ex presidente della Circoscrizione Uno e che abita proprio a pochi metri dalla piazza e ogni giorno dall’alto ne ammira lo sfacelo, la causa principale del degrado. Una piazza che aveva fatto tanto parlare e litigare in Consiglio comunale, così come sfuriate e manifestazioni per la sua scelta di destinazione d’uso per il mercato settimanale.
«Dopo anni di critiche, battaglie e soprattutto di milioni di euro pubblici investiti adesso la piazza è nel più completo degrado – ha tuonato Longo – E’ come allestire una camera con parquet pregiati e tappeti persiani e poi adibirla a sala giochi per i bambini dell’asilo». Due posizioni difficilmente conciliabili, come fin troppo evidente. Che in questo caso sarebbero i camion del mercato, troppi pesanti per essere posizionati in piazza Trento e Trieste causando il cedimento degli scoli dell’acqua e che spesso, con manovre veloci o azzardate, rovirovinano l’illuminazione a terra o urtano qualche lampione.
«I casi sono due – ha proseguito Longo – O i progettisti hanno sbagliato, oppure quando l’allora opposizione nella Giunta Mariani aveva sostenuto l’idea del mercato in piazza Trento non aveva tenuto conto della delicatezza della pavimentazione da lei stessa scelta quando era al potere». Insomma, come mettere un elefante in un negozio di cristalli, distruggendo pezzi questa volta pagati con i soldi dei monzesi.
«Un buon amministratore è colui che governa la città come fosse casa propria – ha aggiunto – Se la sinistra aveva accolto il progetto di riqualificazione della piazza come è possibile che poi, conoscendone la delicatezza, abbia permesso che il mercato la devastasse? E in questi tempi di spending review non è ammissibile sperperare in questo modo il denaro pubblico».
Barbara Apicella