‘Ndrangheta, c’è un altro pentito:Michale Panajia, killer di Novella

Ha deciso di parlare, per "proteggere la famiglia". Le stesse motivazioni che avevano indotto Antonino Belnome a collaborare con la procura antimafia. Michale Panajia nato in Germania nel 1974, ma di origini calabresi, pregiudicato, è uno dei killer di Carmelo Novella.
‘Ndrangheta, c’è un altro pentito:Michale Panajia, killer di Novella

Giussano – Ha deciso di parlare, per “proteggere la famiglia”. Le stesse motivazioni che avevano indotto Antonino Belnome a collaborare con la procura antimafia, e che ora sono alla base della clamorosa decisione di un altro ex elemento di spicco del locale di ‘ndrangheta di Giussano: Michale Panajia, nato in Germania nel 1974, ma di origini calabresi (in tenera età è tornato nel suo paese d’origine: Placanica), pregiudicato, uno dei killer di Carmelo Novella, il capo della ‘ndrangheta lombarda, eliminato nel 2008 per le sue aspirazioni scissioniste dalla ‘casa madre’ calabrese.

Le sue dichiarazioni hanno dato un contributo decisivo alle indagini che nei giorni scorsi hanno portato carabinieri e polizia ad eseguire 16 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Reggio Calabria nei confronti degli affiliati alle cosche di ‘ndrangheta Ruga-Leuzzi-Vallelonga operanti nelle zone di Monasterace, Caulonia, Stilo, Riace e Stignano, in Calabria. Cosche protagoniste della cruenta ‘faida dei boschi’.

Agli arrestati vengono contestati a vario titolo i reati di associazione mafiosa, detenzione di armi da fuoco, omicidi, intestazione fittizia di beni ed altro, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Già Antonino Belnome, le cui dichiarazioni hanno dato il via al processo attualmente in corso su una serie di omicidi che hanno insanguinato la Lombardia, parlava di Michale Panajia come di un “killer professionista”. “Panajia, che era stato il killer di Novella- scrive il gip calabrese Silvana Grasso nell’ordinanza che ha mandato in carcere i protagonisti della faida calabrese – dimostrando capacità e sangue freddo, quando “si era chiamato il posto” a Giussano, era stato immediatamente nominato “capo società”.

Le telefonate tra i due (Belnome e Panjia ndr) lasciano trasparire il rapporto di fiducia reciproca, stima e collaborazione che ci deve essere tra il capo locale ed il suo vice. Panajia era già affiliato alla ‘ndrangheta perché altrimenti non avrebbe potuto essere il killer di un “capo” quale era Novella; dopo l’omicidio, ha rinsaldato i rapporti con Belnome, fino a coprire un ruolo di rilievo a Giussano”. Mentre era detenuto a Bologna per queste vicende malavitose, il 9 febbraio 2012 Panajia ha chiesto di essere interrogato. Undici giorni dopo ha riferito la sua intenzione di collaborare con la procura di Milano.

Anzi, di “voler raccontare di diciotto anni di ‘ndrangheta, essendo stato affiliato alla ‘ndrangheta nel lontano 1993 all’interno del carcere di Locri nel corso della sua prima detenzione (…) per poi assumere nel corso del tempo gradi sempre più alti nella gerarchia della ‘ndrangheta, fino alla dote di ‘vangelo'”. I suoi racconti sono stati ritenuti “credibili”, ai fini del procedimento condotto dall’autorità giudiziaria calabrese, ma è chiaro che le sue parole potranno fare luce sui nodi irrisolti della mafia in Brianza.
Federico Berni