Monza – Da braccio destro del bullo di strada, a volontario in una scuola di quartiere, per dare una mano nei compiti ai bambini. Non solo delitto e castigo. Le vicende giudiziarie (raramente, ma succede) regalano anche qualche margine di speranza. E’ il caso di Ahmed E.R., e Abraham Josè J., 20 anni compiuti da pochi mesi. Italiani con doppia cittadinanza: egiziana il primo, guatemalteca il secondo. Non è una storia che parte dai quartieri alti. Dalle giornate a bighellonare per la periferia di Sesto San Giovanni, fino a finire invischiati in una brutta storia di estorsioni e truffe ai danni di ragazzini, il passo è breve.
E i due, sedotti dal mito della vita a cinque stelle (macchine e vestiti, donne e locali) quel passo lo compiono eccome. Il loro mentore in questo passaggio, secondo le conclusione dell’indagine condotta dalla procura di Monza (pm Caterina Trentini) e dal commissario Annibale di Cinisello Balsamo, è un ragazzo di 27 anni, Alberto Di Lorenzo.
«Mi sentivo importante, a stare con lui», ha detto Ahmed in un faccia a faccia col pubblico ministero; «Alberto è molto conosciuto, ma quando ti deve ‘tirare’ ti fa capire che è lui che comanda»; ed è sempre Di Lorenzo che ha spiegato ai due «come si vive in carcere, e che, davanti al magistrato, non bisogna cambiare versione ».
Così il trio composto da Di Lorenzo e i due scudieri, comincia a dar vita ad una serie di truffe. Come vittime, i ragazzi ancora un po’ acerbi, con pochi amici e qualche impaccio tipico dell’età. Tra i reati contestati ce n’é anche uno che ha avuto luogo a Monza, imputato a Di Lorenzo.
Un ragazzo monzese viene convinto (con le minacce) a procurarsi la carta di identità e la dichiarazione dei redditi del padre, allo scopo di accendere un finanziamento di 12mila euro in banca. Soldi serviti a comprare un’Alfa Romeo Mito, con la complicità di un venditore di un autoconcessionario di Monza, R.M. (40 anni, residente in città).
Se per Di Lorenzo la condanna è stata di 6 anni col rito abbreviato (gup Alfredo De Lillo), i due giovani hanno patteggiato due anni e mezzo con accuse gravi come truffa ed estorsione. Sono i casi come questi che svelano il lato nobile del mestiere legale. Grazie all’impegno degli avvocati monzesi Alessandro Meregalli e Renata D’Amico, difensori di Ahmed e Josè, i due hanno ora un’occasione per raddrizzare le loro vite. Ahmed, per esempio, ha ripreso la scuola serale che aveva abbandonato, ha fatto il volontario all’Avis, si è messo a lavorare part time, e aiuta ancora i bambini in un centro di cultura popolare di Sesto.
Federico Berni