I vigili mi hanno fatto la multa, li ho insultati. Mi hanno dato un verbale di identificazione. Cosa rischio?

Nervi tesi causa Covid? Meglio cercare di stare calmi. Risponde l’avvocato Marco Martini del Foro di Monza.
Multa
Multa

Buongiorno. Qualche giorno fa mi sono recato in centro in macchina, mia moglie mi aveva chiesto una commissione urgente e mi sono precipitato nel negozio in cui mi aveva chiesto di andare. Ho parcheggiato in un luogo in cui sapevo di non poter parcheggiare ma ho pensato che tanto sarei rimasto all’interno dell’esercizio per pochissimo tempo.

Una volta uscito dal negozio ho visto che due vigili urbani mi avevano già dato una multa. Mi sono avvicinato e ho provato prima a spiegare loro che davvero avevo parcheggiato l’auto in quel contesto per un attimo. Poi, di fronte al loro tenace rifiuto di togliermi la multa, poiché continuavano a ripetermi che li non dovevo parcheggiare, forse per la stanchezza, forse per lo stress di questo anno terribile, forse anche per il fatto che intorno a me c’erano altre persone che mi guardavano e assistevano alla scena, ho perso il controllo e ho iniziato a prenderli a parolacce.

Dopo aver detto le seguenti parole (per quel che mi ricordo) “…siete degli sbi….i di merda, non fate mai un ca…o e ve la prendete con uno che parcheggia per cinque minuti fuori i posto, volete solo fare cassa con i denari della gente che non ha più neppure i soldi per campare a causa del Covid…” i due mi hanno contestato anche dell’altro oltre alla multa e, dopo avermi chiesto i documenti, mi hanno dato un verbale di identificazione, dicendo che ci saremmo rivisti in Tribunale.

Confesso che non ho capito bene che cosa possa capitarmi e quindi mi permetto di rivolgermi a Lei. Grazie

Buongiorno, se, come mi dice, le parole che Lei ha utilizzato nei confronti dei due vigili urbani sono state rese alla presenza di più persone, non c’è dubbio che Lei al momento sia indagato per il delitto di cui all’art. 341 bis C.P. che sanziona la condotta di chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offenda l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. Chi commette detto delitto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

Accade che il Legislatore abbia depenalizzato l’ingiuria, al tempo prevista e punita dall’art. 594 C.P., anche se aggravata dall’aver utilizzato espressioni ingiuriose verso pubblici ufficiali con il D.Lgs. 7/2016.

Tuttavia non è stato depenalizzata la norma che sopra Le ho indicato, di cui all’art. 341 bis C.P., che tutela il prestigio degli organi e dei soggetti investiti di pubbliche funzioni come, appunto, i due vigili urbani.

Atteso che le sue parole oltraggiose sono state rivolte per certo in luogo aperto al pubblico ed alla presenza di più persone, sicuramente sarà chiamato a rispondere del delitto che le ho sopra richiamato.

Per la Corte di Cassazione, ai fini dell’integrazione della fattispecie delittuosa de qua “ … è sufficiente che le espressioni offensive rivolte al pubblico ufficiale possano essere udite dai presenti, poiché già questa potenzialità costituisce un aggravio psicologico che può compromettere la sua prestazione, disturbandolo mentre compie un atto del suo ufficio, facendogli avvertire condizioni avverse, per lui e per la P.A. di cui fa parte e ulteriori rispetto a quelle ordinarie…”(cfr. Cass. Pen. sez. VI, 19010/2017).

Ne segue che è la sola potenzialità ad udire frasi offensive, pur senza la dimostrazione che vi fossero persone che abbiano effettivamente percepito l’offesa, a ritenere integrata la fattispecie in esame.

Premesso che quindi il procedimento seguirà il suo corso e per certo riceverà una citazione diretta a giudizio, la soluzione ottimale è quella che le viene consentita dal terzo comma dell’art. 341 bis C.P.

Questo comma dell’articolo consente di estinguere il reato se, prima del giudizio, l’imputato abbia riparato interamente il danno, mediante risarcimento di esso sia nei confronti della persona offesa sia nei confronti dell’ente di appartenenza della medesima.

La Giurisprudenza ha stabilito che con l’espressione “prima del giudizio” non si debba necessariamente intendere prima della dichiarazione di apertura del dibattimento (del processo), ma possa avvenire prima della sentenza, al termine dell’istruttoria dibattimentale. Tuttavia, ritengo preferibile che, se si deve giungere alla soluzione che le suggerisco, il risarcimento avvenga comunque prima della dichiarazione di apertura del dibattimento, anche per evitare che le persone offese si possa comunque costituire parti civili nel processo e quindi con aggravio delle sue spese.

Quanto invece al concetto di riparazione integrale del danno, la Giurisprudenza ha ammesso un risarcimento monetario anche simbolico, qualora sia accompagnato da una condotta riparatoria di ordine morale (una lettera di scuse, per esempio).

Per quel che attiene infine ai soggetti destinatari del risarcimento, devono essere individuati nei due pubblici ufficiali e nell’ente di appartenenza agli stessi. Le decisioni nei Tribunali sono di tipo diverso, come sempre, ovviamente, anche se ci sono sentenze che consentono di ritenere integrata la condizione estintiva in caso di risarcimento, per esempio, solo all’ente, nel caso in cui l’oltraggio sia stato indirizzato principalmente verso l’ente invece che verso i pubblici ufficiali.

Tutto ciò premesso, il suggerimento che le propongo è quello di prendere contatto con il Corpo di Polizia Municipale coinvolto, allo scopo di offrire un risarcimento del danno, ed anche per ottenere le generalità dei due pubblici ufficiali da lei oltraggiati ed iniziare quindi una trattativa per comprendere come e in che modo provvedere al risarcimento del danno, nei confronti dell’ente e dei due vigili urbani. Questa attività difensiva va fatta, a mio avviso, prima dell’inizio del dibattimento, allo scopo di ridurre al minimo il rischio di un aumento dei costi, perché diversamente la sua multa rischia di diventare assai… salata!

Avv. Marco Martini *

* Iscritto all’ordine degli Avvocati di Monza dal 1997. Nato a Vicenza e dal 1984 vive a Monza, ha frequentato il liceo classico Zucchi e si è poi laureato presso l’Università statale di Milano. Socio fondatore della Camera penale di Monza, ha conseguito diploma della Scuola di Alta specializzazione della UCPI; iscritto alle liste del patrocinio a spese dello Stato, delle difese d’ufficio, si occupa in via esclusiva di diritto penale carcerario e societario.