#Morosininpista: a Silverstone Hamilton vince davanti al noioso trenino delle monoposto

Un noioso trenino di monoposto: a questo è ridotta la formula 1? Così sembra raccontare il Gp di Silverstone vinto da Hamilton davanti a Verstappen e Leclerc. Quello che non va, secondo @Morosininpista.
Il podio di Silverstone
Il podio di Silverstone pagina facebook F1

Non c’erano dubbi che la Mercedes avrebbe vinto a Silverstone il GP d’Inghilterra, anzi era prevedibile la “doppietta” dopo le qualifiche del sabato. E il litro di caffè preparato per me e i miei amici non è bastato a evitarmi qualche sonnellino per via d’una gara che non suscitava emozioni, che stava ricalcando di domenica quel ch’era accaduto il sabato.

Hamilton in testa, Bottas un po’ dietro, Vertsappen alle loro costole (sono generoso nel giudizio), Leclerc alle costole di Vertsappen (sono ancora più generoso nel giudizio) e dietro tutti gli altri, meno Hulkenberg rimasto a guardare perché i suoi meccanici non erano riusciti a risolvere un problema al motore Mercedes della sua Racing Point. Una paio di safety car, per via dello speronamento di Albon a Magnussen e poi per un botto contro le protezioni di Kvyat, qualche sorpassino a centro gara di quelli che piacciono ma di certo non infiammano il pubblico.

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Sempre così sino al 49.mo dei 52 giri in programma ed ecco che il caffè abbondantemente ingerito fa il suo effetto: Bottas si ritrova con la gomma anteriore sinistra dechappata e deve fare quasi un giro per fermarsi al box per cambiarla. Rientrerà dietro Vettel, che era decimo, lo attaccherà per prendere almeno un punto ma il tedesco della Ferrari rintuzza e il punto se lo becca lui. Un giro dopo, siamo alla fine del 51.mo, anche Hamilton si ritrova la gomma anteriore sinistra dechappata: stesso inconveniente di Bottas. Ma Hamilton è un asso e la fortuna aiuta a vincere chi di solito vince. Lewis ha del vantaggio su Verstappen e Leclerc, che non hanno più il finlandese davanti, fa tre quarti di giro e taglia il traguardo giusto per vincere. E sul podio vanno i tre migliori piloti che oggi la formula 1 possa vantare.

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La classifica del GP d’Inghilterra

Ma un giro emozionante non può trasformare un gran premio noioso e tecnicamente insopportabile in gara appetibile al grande pubblico degli appassionati del motorsport. Per cui, svanita la voglia del sonnellino, mi chiedo come si faccia a concepire una formula 1 così. Un campionato mondiale senza pubblico, con una Mercedes tanto superiore da fare gara a sé, con poche telecamere a riprendere le gare, senza duelli interessanti, con interminabili caroselli di monoposto che ogni tanto accennano a un sorpasso fra “poveracci”, salutato da Carlo Vanzini con voce stentorea perché la telecronaca è il suo mestiere e la pagnotta va guadagnata, costi quel che costi.

Ma soprattutto, come si fa a concepire una formula 1 senza test di sviluppo e con la sola preoccupazione di non spendere che è il leitmotiv della FIA presieduta da Jean Todt che, quand’era direttore della Gestione sportiva Ferrari, non pensava certo a lesinare danaro per gli acquisti e per pagare i piloti. A quei tempi i test si facevano, la Ferrari, la Renault e la McLaren – come prima anche la Williams – battagliavano per le vittorie, chi era tecnicamente dietro poteva recuperare se aiutato dall’ingegno personale dei tecnici e dei piloti.

Adesso che Todt è presidente FIA, a cosa siamo ridotti? A un trenino di monoposto – come questo di Silverstone, pista che meriterebbe spettacoli come quelli visti anni indietro – che induce al sonno e al desiderio spasmodico del caffè. Si “sussurra” che Todt non ami la Ferrari e che, dopo certe indagini dei suoi tecnici durante la stagione 2019, Maranello sia stata costretta ad accettare tutto quello che lui ha deciso per evitare guai. Allora, evidentemente qualcosa non quadra.

Non quadra a Maranello, se è vero che l’improvvisa débâcle nella stagione scorsa dei motori della Rossa avessero qualcosa su cui discutere, qualcosa che indusse Max Verstappen a parlare di illegalità. La Ferrari è la culla della formula 1, è la storia del massimo campionato automobilistico al quale ha sempre partecipato, dall’origine e non può essere oggetto di sospetti. Se fossero vere le parole di Verstappen il vertice della GES dovrebbe confessare e di conseguenza rassegnare le dimissioni: con la Ferrari a riprendere la corsa come capitò a suo tempo alla McLaren quando nel 2007 fu pescata a utilizzare indebitamente documenti tecnici della Rossa.

E le cose non quadrano, soprattutto, in questa Federazione internazionale che pervicacemente si ostina a considerare la formula 1 troppo dispendiosa, un’attività da limitare nelle spese con un “tetto” che contrasta apertamente con le finalità, di cui poi Todt si fregia parlando di sofisticato laboratorio per la produzione automobilistica di serie e per la sicurezza stradale. Così come la sta concependo il presidente della FIA, la formula 1 può essere, al massimo, un laboratorio per noiosi sonnellini domenicali.

Sono totalmente d’accordo con Bernie Ecclestone il quale, recentemente, mi ha confessato di essere “contrario al budget cup di 150 milioni, ciascuno deve spendere per quello che può, se non ci arriva deve chiudere bottega”. Evidentemente la bottega, per chi gestisce il Circus e per chi gestisce i regolamenti, è più importante di tutto: dello spettacolo e del pubblico che paga, biglietti o abbonamenti Tv.