Monza, la rivolta dei commercialisti contro gli Isa: sciopero il 30 settembre

Software e regole che cambiano spesso, i commercialisti chiedono che gli Isa (indicatori sintetici di affidabilità fiscale), che sostituiscono gli studi di settore, possano essere solo applicati facoltativamente. La nuova procedura non è ancora rodata. Per le imprese intanto aumentano i costi
La sede centrale dell’Agenzia delle Entrate
La sede centrale dell’Agenzia delle Entrate

Addio agli odiati studi di settore. Ma l’arrivo degli indici sintetici di affidabilità (Isa) agita i pensieri dei commercialisti e degli imprenditori brianzoli. La scadenza degli adempimenti della riforma fiscale é stata fissata al 30 settembre, senza dare però ai professionisti il tempo di adeguarsi alle nuove richieste del Ministero delle Finanze. Una vicenda che ha tutta l’aria del solito pasticcio all’italiana: le regole del sistema, infatti, sono state codificate in un software messo a disposizione a giugno e poi aggiornato in prima battuta in agosto e in seconda il 9 settembre, costringendo i commercialisti a rifare tutto per tre volte.

Costi per le imprese. «Non siamo contrari a questo nuovo strumento. Chiediamo che per quest’anno gli Isa siano facoltativi» spiega Federico Ratti, presidente dell’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Monza e della Brianza. Come la fatturazione elettronica anche questa misura punta a combattere l’evasione fiscale, tanto che é previsto il recupero di un gettito da 850 milioni di euro, ma i costi dell’operazione, come al solito, lo Stato li scarica sui professionisti e, quindi, in ultima analisi, sul contribuente: «I costi per le imprese sono eccessivi – chiarisce Ratti- I nuovi indici hanno una maggiore complessità rispetto agli studi di settore. La stessa fatturazione elettronica é costata e costerà tanto alle imprese, anche se ha permesso il recupero di una Iva molto più alta rispetto al previsto». La solfa non cambia neanche con l’introduzione del revisore dei conti nelle aziende con un fatturato di almeno 4 milioni di euro, prevista entro tre mesi. L’obiettivo é di tenere sotto controllo le aziende mettendole sotto osservazione prima che arrivino al fallimento, anche se di fatto viene chiesto loro un impegno finanziario ulteriore per dotarsi di questo servizio.

Le novità degli Isa non sono di poco conto: intanto alle imprese vengono dati dei voti, in base alla valutazione di alcuni parametri. Voti che, come nella più tradizionale delle scuole, vanno da 1 a 10, e che potrebbero comportare premi per i primi della classe.

I voti alle società. Il Fisco, però, é particolarmente severo in questo: chi prende da 8 a 10, le imprese “secchione”, sarà particolarmente considerato nel sistema premiale, tra il 7 e l’8, tuttavia si godrà già di meno considerazione. Prendere un 6, la sufficienza che a scuola era comunque un traguardo ambito per molti, non basterà, invece per ottenere niente. Fra le concessioni alle imprese virtuose potrebbe esserci la diminuzione dei controlli o altre facilitazioni come il mancato ricorso al meccanismo dell’asseverazione in caso di un credito vantato nei confronti dello Stato, credito che in condizioni normali dovrebbe essere certificato da un professionista. La valutazione delle aziende tiene conto di diversi fattori: si può ricevere un brutto voto anche se si sono pagate molte tasse, a conferma della complessità del sistema. C’è poi un’altra novità: oltre ai dati tecnici forniti dall’azienda e ai dati contabili dei professionisti ci sono anche quelli che arrivano dalle banche dati dell’Agenzia delle Entrate, che ripercorrono gli ultimi sette anni della vita della società, indicatori di affidabilità relativi a dichiarazioni, omissioni, versamenti e accertamenti.

Dati sbagliati. «Questo é uno dei problemi più frequenti – osserva Ratti- I dati spesso sono sbagliati». Una parte del sistema che ricorda il meccanismo introdotto con il pre compilato per le imposte delle persone fisiche. Anche qui all’inizio non funzionava quasi niente, mentre ora i dati sono «quasi completamente corretti». Anche gli Isa, una volta rodati, potrebbero funzionare allo stesso modo.

«Il sistema degli Isa -conclude Ratti- porterà un sicuro miglioramento dei rapporti fisco – contribuente. Sicuramente permetterà l’emersione di imponibili e una “giustizia” fiscale diffusa. Quello che noi contestiamo è che un cambio epocale come quello in atto sia stato così mal realizzato. Con serietà, nel momento in cui ci si è resi conto che i software non erano pronti, si doveva rendere opzionale il regime per l’anno 2018 in modo da non addebitare i costi dell’inefficienza dello Stato agli imprenditori ed ai loro professionisti».

Intanto il 30 settembre i commercialisti saranno in sciopero. A Monza possibile flash mob