Monza: Dossi e il Recovery plan: «La Brianza può diventare una hydrogen valley»

Il presidente Sapio, azienda leader nel settore idrogeno, parla dei programmi del Recovery plan per svilupparlo come energia alternativa: «Due miliardi sono pochi -dice Alberto Dossi- ma sono un’inizio. La Germania ne investirà 7»
Monza Alberto Dossi
Monza Alberto Dossi Fabrizio Radaelli

Il Recovery plan e i 209 miliardi che l’Unione europea dirotterà in Italia sono al centro del dibattito politico. E tra i temi trattati nel piano di investimenti che dovrebbe risollevare l’economia dai disastri della crisi Covid c’é anche quello dell’idrogeno come energia alternativa. Lo spiega Alberto Dossi, presidente del Gruppo Sapio, l’azienda di Monza da sempre leader nella produzione di questo gas, e presidente di H2IT, l’associazione italiana idrogeno e celle a combustibile. Dossi ha risposto alle domande de “Il Cittadino”.

Il Recovery plan italiano prevede la promozione dell’idrogeno come combustibile del futuro. I fondi e i progetti conosciuti allo stato dei fatti sono da considerare sufficienti?

Il Recovery plan é una grandissima opportunità per la Ue e per l’Italia. Il 12 gennaio il Consiglio dei ministri lo ha approvato prevedendo un comparto energie rinnovabili, idrogeno e mobilità sostenibile con una capienza di 18,22 miliardi. All’idrogeno sono dedicati due miliardi. Non sono sufficienti: si tratta di un buon inizio, ma in Europa la Germania ha investito sette miliardi di euro e ha già realizzato 80 stazioni di rifornimento e ne propone 400 entro il 2030, anche se il mercato dell’auto non si è ancora sviluppato in quel senso. Vuol dire avere visione. Sapere che si andrà in quella direzione. Anche la Francia ha investito sette miliardi, a Parigi girano già taxi a idrogeno. Ci sono diverse progetti conosciuti presentati al Ministero per lo Sviluppo economico. Noi é cinque anni che stiamo spingendo l’idrogeno. Ma c’è già un fatto concreto: Alstom e Ferrovie Nord hanno firmato un accordo in merito alla ferrovia Brescia-Iseo- Edolo, che non é elettrificata e userà locomotori a idrogeno. L’ordine é già stato fatto, ci vogliono tre anni per realizzare 7 più 8 treni, in due tranche, a idrogeno. Questo é un progetto avanzato, che entrerà nel Recovery plan, gli altri non sono ancora arrivati a destinazione.

In previsione ci sono anche le hydrogen valley per produrre idrogeno a uso locale: un’opportunità anche per la Brianza?

Sapio l’idrogeno l’ha nel nome, Società anonima produzione idrogeno ossigeno. Mio papà già nel 1922 aveva in testa l’idrogeno. Nel 2022 compiremo 100 anni, é un secolo che lo conosciamo e abbiamo già fatto tanti progetti. In Italia dovrebbero essere realizzate 40 stazioni di rifornimento di idrogeno e cinque hydrogen valley. Credo che la Brianza con la sua voglia di fare e la sua capacità di innovazione possa sviluppare uno di questi progetti. Al momento non ce n’è nessuno di questo genere ma grazie alle capacità del territorio si può riuscire ad avere soddisfazione in questo senso. Nel 2015 é stata recepita la direttiva europea sui combustibili alternativi che indicava, tra questi, anche l’idrogeno. Noi ci siamo affiancati al Mise, dopo tantissime audizioni alla fine abbiamo approntato un documento sulla mobilità nazionale a idrogeno che prevedeva 20 stazioni di rifornimento entro il 2020 e 197 entro il 2025. Adesso c’è ne sono 4 a Bolzano, che é pubblica, Milano (dell’Atm). Sanremo e in Sicilia. Eni ne sta approntando due a San Donato e a Marghera.

Quali sono i vantaggi e le applicazioni possibili dell’idrogeno e quale quota può coprire del nostro fabbisogno energetico?

L’idrogeno é un carburante molto versatile, é l’elemento più piccolo e semplice del mondo, legato chimicamente al 43% ad altri elementi. E quando viene utilizzato produce acqua. I campi di applicazione possono essere diversi. Nell’automotive per esempio: i mezzi leggeri con un chilo di idrogeno possono percorrere 130 chilometri, nel serbatoio ci stanno cinque o sei chili, l’autonomia é quasi di 800 chilometri con un tempo di rifornimento di tre minuti. Poi si può utilizzare per i muletti, i bus, i treni. Anche Fincantieri per le navi sta pensando all’idrogeno. Le navi che inquinano sono le prime interessate a emettere acqua e non gasolio. L’idrogeno può essere utilizzato a livello industriale, nelle acciaierie, nelle raffinerie, nella chimica. Nel settore residenziale per il raffrescamento o il riscaldamento degli edifici. Oggi poi con l’incremento del digitale il sistema energetico raggiunge delle punte di fabbisogno di energia che le centrali elettriche non riescono a soddisfare. Con l’idrogeno si può stoccare l’energia non utilizzata di notte e restituirla di giorno. Ora sta alla filiera dell’idrogeno convincere il decisore politico: nel 2050 l’idrogeno rappresenterà il 25 % dell’energia utilizzata al mondo. L’Europa é stata la prima ad avere investito sul l’idrogeno ma anche Biden dovrebbe inaugurare politiche climatiche che andranno in questa direzione. L’obiettivo della Commissione europea per il 2024 é lo sviluppo di sei gigawatt di elettrolizzatori, 40 entro il 2030 con 10 milioni di tonnellate di idrogeno prodotte. Ci sono diversi tipi di idrogeno, quello grigio estratto da combustibili fossili emettendo anidride carbonica, quello blu dove l’anidride carbonica viene raccolta e immagazzinata, quello verde estratto dall’acqua, ma l’obiettivo é produrre l’idrogeno da energie rinnovabili

Come lo sviluppo dell’idrogeno potrà contribuire al rilancio della nostra economia, anche locale?

Per posizione geografica e reti di distribuzione l’Italia ha un’opportunità strategica. Il mercato potenziale europeo nel 2050 potrà essere di 820 miliardi di euro l’anno con una capacità di generare 5,4 milioni di posti di lavoro. Oggi quella della sostenibilità ambientale é diventata una strada obbligata, il mondo si sta orientando verso un clima più pulito. In Italia la filiera é pronta, noi in H2IT abbiamo come soci 50 fra i più importanti portatori di interesse nella filiera dell’idrogeno. Una filiera completa che comprende produttori, chi trasporta, chi stocca, chi realizza stazioni di servizio, fino all’utenza finale. Abbiamo un’anima industriale e una di ricerca, grazie ai rapporti con le maggiori università (Politecnico di Milano e Torino, La Sapienza e altre ancora). Abbiamo bisogno di un quadro legislativo chiaro e di lunga durata. Perché dovremmo fare investimenti se poi il Governo cambia idea? É fondamentale poi che lavori tutta la filiera, dalle aziende più grandi alle più piccole, e che il pubblico sostenga la ricerca e le aziende. Occorrono incentivi, di natura economica, defiscalizzazioni, soprattasse per sistemi inquinanti, ma anche favorire l’apertura di aziende che producono elettrolizzatori. La Brianza é un hub incredibile di innovazione, può diventare una hydrogen valley perché c’è tanta industria e tante opportunità. Penso alla linea ferroviaria Monza-Lecco, non elettrificata.