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Gianetti Ruote, prime lettere di licenziamento ai lavoratori di Ceriano: chiesto il trasferimento di undici persone nel Bresciano

Dopo la conclusione della trattativa, che non ha portato a nessun accordo con i sindacati, la proprietà ha già cominciato a inviare comunicazioni per il licenziamento ai delegati sindacali. Una vertenza che, almeno sulla carta, riguarda anche i lavoratori dell’altra sede che fa capo alla stessa proprietà, quella di Carpenedolo.
Un corteo dei lavoratori Gianetti, 152 licenziamenti in vista
Un corteo dei lavoratori Gianetti, 152 licenziamenti in vista i

L’azienda non ha perso tempo. A pochi giorni dalla fine della procedura per il licenziamento collettivo dovuta alla chiusura del sito di Ceriano Laghetto al personale sono già state inviate le prime comunicazioni (a delegati sindacali) in cui si annuncia la fine del rapporto di lavoro.

Dopo il fallimento della trattativa non stop che venerdì ha tenuto impegnate le parti dalla mattina fino a tarda sera in Regione Lombardia la proprietà del sito industriale, il fondo tedesco Quantum, ha sfruttato subito l’occasione per rendere operativa la decisione annunciata all’improvviso, all’inizio di luglio, decisione che comporta il taglio di 152 lavoratori.

A undici dipendenti di Ceriano è arrivata una lettera di trasferimento all’altro stabilimento che fa capo alla stessa proprietà, quello di Carpenedolo in provincia di Brescia. In realtà, infatti, la chiusura annunciata è quella della fabbrica brianzola, ma la vertenza coinvolge, almeno sulla carta, anche l’altro insediamento. Per licenziare l’azienda deve tenere conto dei parametri di legge, valutando anzianità, famiglia e omogeneità delle mansioni. Sulla base di questi criteri i licenziamenti potrebbero essere applicati anche al personale dell’altra sede.

«Una situazione di grandissima preoccupazione -spiega Enrico Vacca, segretario generale della Fim Cisl Monza Brianza Lecco- Per il resto l’unico elemento certo è l’udienza in tribunale che si terrà il 5 ottobre prossimo».

Il giudice dovrà prendere in considerazione il ricorso presentato da Cgil, Cisl e Uil contro il comportamento dell’azienda riguardo alla procedura di licenziamento. La legge , infatti, dice che i 75 giorni dedicati a questa fase devono essere dedicati al confronto tra le parti per cercare di evitare questa misura drastica. In questo caso le organizzazioni dei lavoratori sostengono che la proprietà non ha neanche tentato di valutare soluzioni diverse dalla chiusura. Se il Tribunale dovesse dare ragione ai sindacati la procedura potrebbe essere annullata.

I sindacati, così come il Mise e la Regione, hanno chiesto a più riprese che l’obiettivo fosse la reindustrializzazione dell’area. Ma l’azienda non andata oltre la possibilità di una cassa integrazione per cessazione, non considerando altre opportunità oltre a quella della chiusura.