Sarà pur vero, come recitano le magliette di chi cammina verso il “Romeo Anconetani”, che “Pisa non si piega”. Ma Monza, intanto, il suo carattere distintivo lo mantiene anche senza proclami. Non sono molti i tifosi che si aggirano tra il Campo dei miracoli e l’Arena Garibaldi, che poi sono a pochi passi di passeggiata. Ma di tifosi brianzoli che ostentino la loro fede, durante le ore che scandiscono la vigilia del match, quasi non se ne vedono.
Il tifoso monzese a Pisa: come riconoscerlo
A tradirli, semmai, le vocali aperte, una certa attenzione al look anche nell’outfit da stadio, o più semplicemente la genetica sportiva. Capita così di trovare chi passi tra la Torre e la Normale pedalando su un risciò, ma con tanto di tablet tra le mani per non perdersi il Gp di Montecarlo. Non chissà che stranezza, in fondo, se ad osservarli sono turisti stranieri che pranzano alle 17 tra ribollita e cappuccino. I chioschi dei panini offrono porchetta e salami di cinghiale, che per vederli si devono scostare le magliette di Siega o Sibilli appese tra una bandiera con la croce occitana e una sciarpa neroblu. Sarà anche per questo campionario di cose insolite che no, di tifosi monzesi non se ne vedono. Si riconoscono, quando va bene. Perché la sciarpa c’è, ma è infilata nello zaino. Magari lasciato a terra mentre ci si fa scattare la più banale delle foto ricordo, con tanto di mani aperte a sostenere la torre pendente. Sarà che Pisa non si piega, ma nelle ore della vigilia è concesso di tutto.