«Le corse su strada impongono naturalmente molto allenamento. Per le corse di velocità i corridori debbono allenarsi almeno venti chilometri per settimana, per corse di fondo dai 70 ai 80 chilometri. In un anno un fondista potrebbe compiere sulle sorelle un percorso di 4000 chilometri». Medio proporzionale tra il podismo e il ciclismo, il pattinaggio a rotelle su strada vive a Monza, negli anni Trenta, la stagione più fulgida e luminosa della sua storia. Orfana della copertura a cupola della stazione centrale, smontata e fusa per assecondare lo sforza bellico del regime durante la campagna di Etiopia (1936), la città adotta il gioch dei scuinett e i pattini a rotelle come personificazione dello spirito agonistico di noi brianzoli. Tramontata l’epopea dell’atletica leggera, Monza si scalda e si accalora per gli sport con gli schettini. Il campanile comporta, di suo, furori francamente eccessivi, ma giustificato – in qualche modo – dal viscerale senso di apparenza.
Il monsciasco bennato sfrutta le battaglie per la supremazia – o hockey o corsa non importa – per riaffermare l’esigenza a eccellere e dare la paga alla concorrenza. Chiusa in attivo l’esperienza dei Campionati europei di pattinaggio su strada (1936 e ’37), Monza sportiva volta pagina e affronta le sfide del domani con il piglio della predestinata. Nei cortili delle case di ringhiera, ragazzini allupati il giusto rivaleggiano – sui poverissimi pattini di fortuna – per emulare movenze e veroniche degli hockeisti biancorossi. Luigino Kullmann musica addirittura “La Canzone dell’H.C. Monza” (1934): «Evviva l’Hockey Monza/ del nostro amor/ che sempre ci riempie di gioia/ il nostro cuor/ veniamo fin da Vedano/ corso Milan/ per dargli gioia e dargli man/ di fede ce n’è d’ avanzo/ non ce che dir/ ma il tifo del nostro Monza/ ci fa morir/ oggi tinta Monza/ vittoria vuol/ vittoria bianco-rossa/ fosse pure per un goal».
Piazza Trento e Trieste è la culla della velocità applicata alle rotelle. «Molto interessante dovrà riuscire questo Palio cittadino basato su un torneo di hockey e una corsa a staffetta – rilancia, nel giugno del 1938, il Popolo di Monza – Parteciperanno quattro rioni monzesi e precisamente: S. Carlo (Riva Ezio, Pelizzoni, Mauri A., Kullman e Castoldi); Duomo (Sanvito, Zorloni, Barni, Fossati e Viganò); S. Biagio (Fossati V., Arnaboldi, Colombo L., Colombo M. e Haver); S. Gerardo (Boracchi, Beretta, Oggioni, Ghezzi e Menga). Ecco il programma: Domenica – ore 16: S. Carlo-S. Gerardo; ore 17 S. Biagio-Duomo; ore 21: San Gerardo-Duomo; ore 22: S. Carlo-San Biagio. Lunedì – ore 21: San Biagio-S. Gerardo; ore 22: S. Carlo-Duomo. Martedì – ore 16: staffetta s 15 giri in piazza Trento e Trieste; ore 17: corsa di km. 3 riservata ai non tesserati dai 10 ai 15 anni e corsa di km. 5 riservata ai non tesserati dai 15 ai 18 anni; ore 21 danze sul campo comunale di pattinaggio a rotelle».
Memore dei fasti del recente passano, la rettangolo tra il Municipio e la Casa del Balilla risulta essere, nonostante la concorrenza di Ferrara, la pista asfaltata più veloce e scorrevole d’Europa. Il gioiellino è regolato da orari inflessibili: prima il traffico veicolare, poi – a seguire – gli allenamenti e le prove cronometrate. Le gare ufficiali sono – di prammatica – al cardiopalmo: vietato sbagliare per non incorrere, al traguardo, alle rampogne di allenatori e spettatori molto interessati (i parenti, porca l’oca). La dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940 tronca il legame tra la città e il pattinaggio a rotelle su strada. In giugno, «sulla pista di piazza Trento e Trieste si è disputata la sesta ed ultima prova del campionato milanese di pattinaggio a rotelle alla quale hanno partecipato oltre una ottantina di concorrenti», annota asciutta la Gazzetta dello Sport – Ecco i risultati: M. 50: 1. Sacchi Bruno (Falck) 1’55”; 2. Cattaneo Giorgio (Poligrafico); 3. Villa Adriano (Dop. Monza); 4. Baggi Felice (Borletti). Partenti: 20. M. 1000: 1. Sacchi Bruno (Falck) 2’10”; 2. Peverati Francesco (Borletti); 3. Arosio Erminio (Falck); 4. Cattaneo Giorgio (Poligrafico). Partenti: 40. M. 5000: 1. Sacchi Bruno (Falck) 10’30”; 2. Peverati Francesco (Borletti); 3. Abascià Ambrogio (Tecnomasio); 4. Baggi Felice (Borletti); 5. Bonetti Enrico (Borletti); 6. Arosio Erminio (Falck); 7. Roccato (Tecnomasio); 8. Pozzi (id.); 9. Villa (Dop. Monza), Partenti 45. M. 10 000: 1. Secchi Bruno (Falck) 21’; 2. Abascià Ambrogio (Tecncomasio); 3. Villa Adriano (Dop. Monza); 4. Baggi Felice (Borletti); 5. Arosio Erminio (Falck); 6. Teghi (Borletti); 7. Redaelli (Dop. Monza); 8. Chiodi (Poligrafico). Partenti 43. M. 500 (non tesserati F.I.H.P.): Prima batteria: 1. Santamaria Gianenrico, – Seconda batteria: 1. Sorlesi. Finale: 1. Rossi Emilio (Milano) 1’05”; 2. Sorlesi Luciano (Milano); 3. Gariboldi Angelo (Dop. Monza); 4. Merlini Luigi (id.); 5. Santamaria Gianenrico (id.). M. 1000 (non tesserati F. I. H. P. ): 1. Rossi Emilio (Milano) 4’45”; 2.Sorlesi Luciano (Milano); 3. Merlini Luigi (Dop. Monza); 4. Provini Angelo (Gil Lissone). Partenti 20”.
Nel 1941, il Comune di Monza cede alla società Monza Centro l’area della fontana di piazza Trento e Trieste: tra le clausole del contratto di vendita c’è l’impegno dell’acquirente a costruire un palazzo di abitazioni, negozi, uffici: il destino del pattinaggio a rotelle su strada è segnato. Le batoste subite in serie del Regio Esercito italiano preparano al ribaltone del 1943. Le aiuole prospicienti al momento ai Caduti sono usate come orti di guerra: si semina qualche metro di grano per illudere qualche allocco che la partita non è ancora persa. La tribunetta di via Ghilini, costruita per celebrare le stente glorie dell’Associazione Calcio Monza, viene sacrificata ad saziare l’appetito feroce dei più bisognosi. Dopo la Liberazione, la città riprende a marciare per recuperate il tempo perduto. La religione del lavoro come metro insindacabile di giudizio per giudicare l’uomo prima del cittadino: dopo anni di magra, il riscatto passa anche dal ritornare a praticare gli sport più congeniali. Anno 1948: mentre si costruisce il palazzo della Cariplo, sulle ceneri delle “vie di perdizione” (la fatal via Novara), il pattinaggio a rotelle su strada ritorna con la Quaranta chilometri di Monza, ma è un fuoco di paglia.
Una lettera al Cittadino Sport (1949) solleva la questione: «Vive nella nostra Monza uno sport che non manca di fama e che per molti anni ha portato alto il nome della nostra città in numerose vittorie per merito di noti campioni quali Beretta, Bussolino, Sacchi, Villa, Cazzaniga ed altri. Piazza Trento e Trieste sarebbe la pista adatta per questo sport. Nel passato come si ricorderà, questo anello fu teatro di campionati mondiali, europei e nazionali, tralasciando ora di menzionare l’infinita serie delle corse di tono minore. Basterà fare presente che sulla nostra pista vennero conquistati vari primati mondiali. Ricorderemo l’atleta Rizzetto Luciana che nel maggio del 1943 in un incontro internazionale conquistava non uno ma ben cinque primati; pure Lazzari Luciano stabiliva il nuovo record dei 300. Queste corse e primati significano la fama di Monza in campo rotellistico. Ora questo anello è assolutamente impraticabile per noi pattinatori. La Federazione italiana di pattinaggio a rotelle ha assicurato che sosterrà una parte delle spese per la nuova pavimentazione, per il resto potrebbe intervenire il Comune di Monza, ora che l’autodromo comincia a dare i suoi frutti, cioè quella percentuale sugli incassi. Monza non deve essere privata di ciò che nel passato la fece rifulgere di gloria; il Comune di Monza appoggi questa iniziativa, lo faccia per il pattinaggio a rotelle e per Monza sportiva». La risposta del giornale non è possibilista: «È davvero augurale che ogni forma di vero sport si sviluppi ed ottenga larga comprensione. Non crediamo sia opportuno però che le manifestazioni di pattinaggio a rotelle, sia di prova che di gara, avvengano in Piazza Trento e Trieste. Numerosi infatti sono stati gli inconvenienti verificatisi in passato uniti alle lamentele espresse da molti cittadini. Dando uno sguardo al parco, non si potrebbe trovare un posticino anche per questo sport? Dovendo subire delle spese di riadattamento, non sarebbe opportuno guardare ad una sistemazione definitiva?».
Incalza ormai il tempo della modernità: nei primi anni Cinquanta parte la costruzione del palazzo di piazza Trento e Trieste (1953), che spazzerà via giardinetti, fontana e la «bellissima facciata della chiesa di S. Maria in Strada». Fa niente che il caseggiato non ha – di suo – neanche un box o posto auto: è il progresso, bellezza. È la fine della stagione magica del pattinaggio su strada. Nel ’50 Remo Caspani vince il Giro Città di Monza; nel ’52 e ’54 Ernesto Cazzaniga si laurea campione italiano dopo aver dominato – nel 1949 – il Giro di Lombardia: poi il sipario. Chiusa la carriera nel 1968, dopo aver difeso le casacche di Corona Ferrea, Falck Sesto San Giovanni, Concorezzo e Aurora Desio, Cazzaniga si dedica con grande profitto all’attività di allenatore. Scopre non per caso il talento precocissimo di Antonella Mauri. La mamma della Mauri, Alberta Vianello, è stata campionessa europea e mondiale a Bari 1954 con il “trio rosa” composto da Wanda Lazzari e Angela Tassi. Il “sciur Tino” ha il merito di vedere giusto: la biondissima Antonella vince in serie tricolore, europeo e mondiale (1989, ’90, ’92 e ’94). La fuoriclasse monzese è costretta ad emigrare fuori regione per preparare a dovere la stagione agonistica: a Monza non c’è uno straccio di pista per la disciplina, salvo l’inflazionato campo di hockey dei Boschetti Reali. Dopo i Mondiali di Cassano d’Adda, nel 1988, il pattinaggio a rotelle su strada ha i giorni contati: dagli U.S.A. è sbarcato il pattino in linea, una rivoluzione (commerciale) che cambierà i connotati della disciplina. Lo spartiacque è rappresentato dalla rassegna iridata di Roma 1992: dal giorno dopo, il pattino su strada sarà solo un straziante ricordo.