#Morosininpista: 91, il numero della gioia di Hamilton. Ferrari: non resta che piangere

Il giornalista Nestore Morosini analizza i risultati del Gp dell’Eifel, sul circuito tedesco del Nurburgring, conquistato da Lewis Hamilton al successo numero 91, eguagliando Michael Schumacher. Le due Ferrari doppiate.
Un suggestivo frame di un video che la Fia ha dedicato alle 91 vittorie di Hamilton che ha eguagliato Schumacher
Un suggestivo frame di un video che la Fia ha dedicato alle 91 vittorie di Hamilton che ha eguagliato Schumacher Dalla pagina Facebook ufficiale della Formula 1

Il GP dell’Eifel, disputato sul circuito tedesco del Nurburgring, consegna a Lewis Hamilton il 91, numero della gioia. Perché Lewis, con una corsa formidabile ha pareggiato i conti con le vittorie di Michael Schumacher e si appresta a battere questo record, visto come vanno le cose, nelle gare a seguire forse già nella prossima in Portogallo, sulla pista tutta saliscendi di Portimao – 16 curve, 9 a destra e 7 a sinistra, rettilineo principale di 969 metri – sconosciuta finora alla formula 1.

Hamilton non ha avuto praticamente rivali quando il compagno di squadra Bottas è rientrato al box annunciando ai tecnici il “no power” del ritiro. Da quel momento l’undicesimo gran premio del mondiale 2020 non ha avuto più storia. Neppure quando l’ingresso della safety car – deciso dal direttore di corsa per un arresto in pista della McLaren di Lando Norris – ha raggruppato il gruppo consentendo ai doppiati di riaccodarsi. Una safety car che è restata in pista più del necessario, a mio avviso proprio per rimettere in discussione il risultato visto che alle spalle di Hamilton, non doppiati, c’erano solo Verstappen, Ricciardo, Perez e Sainz. Ma anche la safety car non ha potuto impedire che Hamilton, alla ripresa della gara, dominasse i dieci giri rimasi prima della bandiera a scacchi lasciando a Verstappen qualche centinaio di metri di speranza prima del distacco. Dietro l’olandese della Red Bull, un magnifico Ricciardo e un buonissimo Perez: poi Sainz, Gasly e Leclerc. Dopo la premiazione ufficiale, Hamilton commosso ha ricevuto da Mick Schumacher il casco del padre Michael.

Sulle prestazioni della Ferrari voglio riesumare una vecchia canzone di Andrea Bixio e lanciata da Carlo Buti: Vivere. Il ritornello cominciava così: “Vivere senza malinconia”. Cambiando per la scuderia di Maranello il termine “senza” con il termine “con”. Perché la stagione della Rossa si sta avviando verso una conclusione malinconica: soluzioni che sembrano discrete e poi in corsa falliscono, risultati che non arrivano, errori di strategia, piloti scontenti. Vorrei chiedere a Mattia Binotto, ad esempio, perché il tattico Rueda non ha consigliato , al momento dell’ingresso della safety car, il cambio gomme a Leclerc che è rimasto in pista con le medie. O non c’era un set di soft nuove oppure c’è stato un errore. In effetti con un set di nuove soft, probabilmente Leclerc non sarebbe stato superato da Gasly e invece di settimo sarebbe arrivato quinto. Ma il fatto peggiore, quello che intristisce di più i tifosi delle Rosse è al momento dell’ingresso della safety car, le Ferrari erano state doppiate dalla Mercedes, dalla Red Bull, dalla Racing Point. Poi, alla ripartenza, la Rossa di Leclerc è stata sorpassata anche dalla McLaren e dall’Alpha Tauri di Gasly aggiungendo che Vettel, undicesimo, negli ultimi tre giri ha invano attaccato l’Alfa Romeo di Giovinazzi che ha motore Ferrari. Dietro alla monoposto di Maranello, insomma, ci sono solo Williams, Haas e Alfa Romeo.

Ovvio che per la stagione 2021, la Ferrari dovrà rifare il motore, ma non potrà far molto sull’aerodinamica, se non qualche aggiustamento: e forse qualcosina migliorerà. Però, fino al termine di questo disgraziatissimo 2020, ai tifosi non resta che piangere.