Calcio Monza sempre più solo: nessuna offerta all’asta per marchio e coppe

A Parma, dopo il fallimento, il calcio riparte dagli imprenditori e dall’azionariato popolare. A Monza deserta anche l’asta per la sola vendita di marchio, trofei, attrezzature, beni mobili e ciò che si trova a Monzello e al Brianteo.
Monza, lo stadio Brianteo
Monza, lo stadio Brianteo RADAELLI

Troppi anche 150mila euro per una società come il Monza. Non c’è davvero nessuno interessato al futuro del calcio semiprofessionistico in città. Tanto che non si è presentato nessuno nemmeno all’asta per la sola vendita del marchio, dei trofei, delle attrezzature, dei beni mobili e di tutto ciò che si trova a Monzello e al Brianteo che non sia di proprietà del Comune.

Eppure i segnali sembravano essere stati incoraggianti per tutto il fine settimana con la cordata dei fratelli Colombo (figli di Felice, ex presidente del Milan) che sembrava aver trovato dei soci (poi tiratisi indietro all’ultimo) e di Salvo Zangari (ex presidente della Pro Sesto) pronto ad entrare in gioco, ma non ancora deciso.
Lunedì pomeriggio, invece, non si è presentato nessuno al tribunale con in mano una busta per l’offerta del caso. Dunque il giudice e i curatori fallimentari hanno deciso per una via meno diretta: entro martedì sera potrà essere presentato un assegno circolare dello stesso importo dell’asta e solo così potrebbe venire indetta una nuova vendita per la giornata di mercoledì o giovedì. Altrimenti, una delle possibilità future per evitare che il Calcio Monza sparisca del tutto, potrebbe essere iniziare a pensare di esaminare offerte libere.


Forse le condizioni per convincere qualcuno ancora nell’ombra a impegnarsi nel salvataggio della società.

Difficile però in questo caso riuscire ad iscriversi entro i termini, ovvero l’11 luglio, al campionato di serie D.


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Il “modello Parma” – Per una società che sta faticando a trovare un appiglio per restare a galla, c’è un’altra che invece ha ricevuto l’ossigeno necessario. È il Parma, la nobile decaduta della serie A spazzata via dal fallimento dopo l’arresto dell’ultimo proprietario, il limbiatese Giampietro Manenti.

Lunedì mattina è nato il Parma 1913 che ripartirà dalla serie D grazie all’impegno dell’imprenditoria cittadina – che ha fatto gruppo e può contare anche su un nome del calibro di Guido Barilla – all’esperienza sportiva di Nevio Scala, l’allenatore che ha guidato la squadra nel decennio d’oro dei trofei in Italia e in Europa. E soprattutto alla novità, almeno per l’Italia, dell’azionariato popolare che aprirebbe al coinvolgimento, economico e non solo, dei tifosi interessati a partecipare alla salvezza la squadra del cuore. La società è stata depositata nello studio di un notaio, in attesa di scoprire i dettagli del nuovo “modello Parma”.