Vimercatese, rebus PedemontanaArriva l’allarme anche della Cia

Vimercate – La patata di Oreno e l’asparago rosa di Mezzago, l’acero di Omate e il latte del vimercatese, tutti al centro di un progetto di valorizzazione promosso dalla Cia di Milano, Lodi, Monza e Brianza. È stato presentato ai sindaci nell’incontro organizzato la sera del 24 maggio a Roncello e sarà avviato dopo l’estate.

«Il vimercase ha un patrimonio non solo da conservare, ma da promuovere – spiega Paola Santeramo, presidente Cia Milano-Lodi-Mb – prodotti tipici di questi territori che non hanno purtroppo ricevuto le adeguate attenzioni. Prodotti che possono essere catalizzatori di uno sviluppo economico sostenibile». Perché sostenuti tra l’altro dalla richiesta continua dei consumatori locali. «I prodotti come la patata orenese – continua la Santeramo – o l’asparago rosa sono di qualità ed eccellenza; purtroppo si limitano spesso a un ambito ristretto. L’intenzione è quella di inserirsli in una serie di eventi e manifestazioni, come le fiere milanesi o il Salone del mobile, che possano far loro raggiungere un mercato più lontano e ampio».

E allo stesso tempo, allo sviluppo dell’agricoltura della Brianza est potrebbe giovare il rapporto diretto tra consumatori e aziende, attraverso esperienze, come quella dei Gas, i gruppi di acquisto solidale, sempre più diffuse ultimamente. Esperienze da ampliare, «per non tagliare fuori questo territorio», aggiunge il presidente Cia. Tra le prime iniziative della confederazione, le giornate di promozione del latte locale nel parco di Monza. «In quell’occasione erano presenti anche numerosi produttori dell’area attorno a Vimercate, il cui latte viene già usato per prodotti dop, come il Grana Padano o per il consumo fresco».

Saranno proprio le aziende le vere protagoniste del progetto di Cia, sostenute dalle amministrazioni, che hanno accolto le proposte per piani di azione locale. Ma c’è anche un’altra preoccupazione, dettata dal procedere di grossi progetti infrastrutturali, che nel vimercatese significa Pedemontana e Gronda ferroviaria.

«Il caso di Mezzago è esemplare – spiega la Paola Santeramo – qui ha sede un’azienda d’eccellenza che perderà migliaia di metri quadri di terreni e perdere diecimila metri di coltivazioni vuol dire dimezzare il prodotto. E peggiorare il paesaggio, in una zona già densa di infrastrutture. Una minor produzione vuol dire intaccare anche l’integrità dei soldi. Il rischio è che l’investimento sull’eccellenza sia del tutto vanificato da una colata di cemento».

L’obiettivo del piano elaborato dalla confederazione, che sarà al centro di altri incontri con amministrazioni e agricoltori nei prossimi mesi, è anche quello di sottolineare il ruolo di traino dell’agricoltura. Soprattutto in un momento di crisi. «Occorre capire che questo settore – conclude la Santeramo – rappresenta una possibilità di sviluppo economico, peraltro duraturo e sul medio-lungo periodo. Se le aziende diventano multifunzionali producono anche occupazione. Attraggono turisti e visitatori. E tutto questo serve, per rilanciare i rispettivi territori».
Letizia Rossi