Trezzo – Con un prestito da Umbero Eco la si potrebbe chiamare “Una passeggiata nei boschi visivi”. Perché l’intento dichiarato di Alberto Crespi quando ha disegnato il ritratto di “11/11 – Rivers eleven”, era proprio questo: «una ricognizione», come la chiama il curatore, nell’arte del territorio tra gli autori nati negli anni Quaranta e Cinquanta. Ne ha scelti undici, undici come l’appendice della data dell’esordio di questa seconda decade di millennio, per allestire la mostra ospitata dal Castello visconteo di Trezzo sull’Adda fino al 5 di giugno. E ha guardato lontano, Crespi, se ha chiamato sulle rive dell’Adda – uno degli spartiacque in senso etimologico della storia della Lombardia – se tra i portagonisti ha invitato anche Vincenzo Balena, selezionato per la prossima Biennale d’arte di Venezia. Con Balena ci sono i nomi della generazione ’40-50 che hanno segnato la storia dell’arte recente in questo scampolo di nord Italia: Walmer Bordon e Nicola Frangione, Alberto Maria Giulini e Alessio Larocchi, Francesco Mariani, Luca Melzi, Gaetano Orazio, Gianni Robusti e ancora Antonio Teruzzi e Gian Emilio Zincone.
Passeggiata nei boschi o navigazione fluivale che sia, sono tutti autori oggi arrivati a «indubbia maturità culturale ed espressiva – scrive Crespi nella presentazione della mostra – hanno vissuto l’ultimo dei periodi del ventesimo secolo caratterizzato da certa sovrapponibilità d’esperienze formative e da una percepibile unitarietà di intenti, pur nell’incipiente deflagrazione dei linguaggi dell’arte». Il risultato non è una collettiva che detta omogeneità né da punto di vista della direzione poetica né per l’aderenza o meno a un singolo canale espressivo: il dato della generazione ’40-50 è la condivisione di uno spaccato epocale che porta in sé in modo omogeneo soprattutto il senso di un’epoca che con loro – dice il curatore – si è apparentemente conclusa.
E se i linguaggi espressivi sono differenti e se le soluzioni estetiche non sono sovrapponibili, «si tratta delle ultime generazioni che hanno affiancato alla ricerca formale l’analisi dei materiali e, mediamente, un’apprezzabile conoscenza della sto ria, una dedizione verso la letteratura, qualcosa di più che una curiosità per la musica colta e, di frequente, una passione per la filosofia – scrive ancora Crespi -. Si tratta forse degli ultimi artisti che acquistano e leggono libri, che amano la poesia, che ripartono dai presocratici, che sanno analizzare una situazione ed esprimersi in sintesi, che s’impongono comunque di pensare prima di fare, o che addirittura fanno della loro opera un luogo forte di meditazione». E che lo fanno, aggiunge il curatore, «perché a monte hanno operato anche precise scelte di libertà, preferendo lavorare appartati e in silenzio piuttosto che condividere un’arena chiassosa legata a reclutamenti sovente inaffidabili, di contorni e prospettive vaghe». L’ingresso è libero. Orari: vnerdì e sabato 14-19, festivi 10.30-12.30 e 14-20.
Massimiliano Rossin