Martedì 2 ottobre, in occasione del Congresso della Società internazionale dell’ipertensione, sono stati presentati a Sydney (Australia) i risultati preliminari di uno studio epidemiologico sulla popolazione della Bassa Bergamasca, concernente l’incidenza e la prevalenza di ipertensione arteriosa in tale area territoriale.
I risultati di questo studio – condotto dal team del Centro Ipertensione dell’Ospedale di Treviglio-Caravaggio – sono stati ritenuti interessanti dal board scientifico della Società Internazionale dell’Ipertensione e hanno determinato l’invito a presenziare all’importante Congresso mondiale di Sydney per riferirli.
Al riguardo il dottor Maurizio Destro, primario della U.O. di Medicina generale dell’ospedale trevigliese e responsabile della Ricerca, ha dichiarato: «Lo studio conferma che gran parte della popolazione non sa di essere ipertesa. Un altro dato interessante è costituito dal fatto che il paziente iperteso, che assume farmaci regolatori della pressione, spesso non si rende conto che questa condizione non lo pone in una situazione di normalità rispetto alla popolazione normotesa».
Su questo argomento si coglie l’occasione per sottolineare la necessità che tutti gli ipertesi, anche se ben controllati dalla terapia in atto, si sottopongano periodicamente, oltre che a controlli della pressione arteriosa, anche a valutazioni clinico-funzionali di tutti gli organi coinvolti nella prognosi di tale patologia (cuore, cervello, rene, apparato vascolare, occhi).
«Lo screening della popolazione proseguirà anche nei prossimi anni – afferma il dottor Destro – allo scopo di valutare gli auspicati cambiamenti positivi nel controllo della ipertensione che si possono oggi determinare grazie all’adozione di metodologie, terapie ed iniziative sempre più all’avanguardia, acquisite presso il Centro Ipertensione di Treviglio. Determinante risulta a questo scopo la collaborazione instaurata con i Medici di Medicina Generale in quanto sono essi i primi a rilevare ed identificare i pazienti ad elevato rischio cardiovascolare e ad indirizzarli ai Centri Specialistici di riferimento».