«Rivuoi il cellulare? Dammi i soldi»A Meda giovanissimo nei guai

Meda – Una bravata o qualcosa di più? Resta il fatto che V.C., diciotto anni, lentatese, rischia una condanna per tentata estorsione nei confronti di un operaio ventenne residente in città, M.D. Il motivo? Gli ha strappato il telefono cellulare dalle mani, minacciandolo che glielo avrebbe restituito, soltanto in cambio di duecento euro.

L’episodio è accaduto nei giorni scorsi in uno dei principali punti di ritrovo tra i giovani della città, il parchetto pubblico di corso Italia, spesso al centro di accese proteste dei residenti della zona, per gli schiamazzi delle compagnie di ragazzotti. Questa volta però non si tratta di urla o partite di pallone, ci si è spinti davvero oltre. Il lentatese e il medese s’incontrano un pomeriggio, probabile che già si conoscano, magari in passato il diciottenne V.C. si è fatto gioco del ventenne, ma questa non si ferma a qualche sciocco scherzo, di punto in bianco prende in mano il cellulare del medese.

Il ventenne, operaio, cerca di riprenderlo, ma viene deriso, logico per lui insistere, anche pregare di riavere il suo telefonino, ma dall’altra parte ecco una risposta che non ti aspetti: il lentatese glielo restituirà, solo se riceverà in cambio una serie di banconote del valore totale di 200 euro. Il ventenne, M.D., ci prova ancora una volta a riprendersi il cellulare, ma niente da fare. Torna così a casa e racconta tutto al vicino e insieme a lui si reca in corso Italia. Il lentatese questa volta è in via Dante, nega assolutamente di aver mai preso quel telefono, così vicino e ragazzo ritornano sui loro passi.

Alla sera rincasano i genitori e il medese racconta anche a loro quanto accaduto, alla fine il cellulare viene ritrovato proprio nel luogo della tentata estorsione, evidentemente il diciottenne dopo l’intervento di un adulto, ha pensato bene di lasciar perdere. La cosa però non finisce qui, genitori e figlio vanno alla caserma dei carabinieri di Meda e sporgono denuncia. Il diciottenne lentatese non ha nemmeno capito la gravità del suo gesto, che agli atti è stato iscritto come tentata estorsione, che si traduce con l’arresto e il presentarsi davanti a un giudice del tribunale di Desio secondo rito direttissimo.

Il dibattito in aula però non avviene, perché l’avvocato di fiducia dell’accusato ha chiesto la sospensione, per aver il tempo di studiare il caso in ogni singolo dettaglio e quindi adottare la linea difensiva per il suo assistito. La vicenda tornerà in tribunale, intanto però a soli diciotto e vent’anni due ragazzi si sono ritrovati vittima e autore tra i giochi di un tranquillo parchetto di un reato gravissimo come una tentata estorsione.
Cristina Marzorati