Quando Mezzago ha fatto BloomUn libro per i venticinque anni

Parte il conto alla rovescia per i venticinque anni del Bloom di Mezzago. Che per il quarto di secolo, a maggio, ha in programma di regalarsi un libro in cui Massimo Pirotta e Aldo Castelli raccontano tutti gli "sviluppi incontrollati".
Quando Mezzago ha fatto BloomUn libro per i venticinque anni

Mezzago – Un disco lungo venticinque anni, come un vinile che racconta tutto quello che è stato e tutto quello che pochi sanno. Il Bloom taglia un traguardo importante e per festeggiarsi a maggio si regalerà una biografia per raccontare un quarto di secolo davvero movimentato. Come una vera star. “Sviluppi incontrollati – 25 anni di Bloom” è il titolo dell’opera ancora in evoluzione, sotto le penne degli autori, per quattrocento pagine ricche di materiale. I pazzi (o gli eroi) che hanno sfidato gli archivi sono Massimo Pirotta, collaboratore della rivista musicale Mucchio Selvaggio e di altre testate, consulente di Vololibero Edizioni (che pubblicherà il libro) e nel clan mezzaghese fino al 2000, e il presidente della cooperativa del Bloom, Aldo Castelli.
La domanda, a questo punto, è una sola: perchè? «Perchè il Bloom è musica live, ma non solo. Il Bloom è teatro, cinema, eventi e persone. E’ cultura e vogliamo raccontare cosa significa», risponde Pirotta. Che poi scartabella in una ventiquattrore e ne tira fuori una vita in ordine sparso. «Il lato A del libro-disco racchiude la cronologia di tutto quello che è stato organizzato, con la lista dei concerti e degli eventi. La b-side invece racconta il dietro le quinte, i fatti poco noti e le cose che non si vedono. L’archivio del Bloom è un vero casino, ho chiesto aiuto a tutti per avere fo- tografie e documenti: vogliamo dare un filo logico a tutta la faccenda».

Gli autori hanno chiesto un contributo a oltre ottanta fra artisti, operatori del settore, gestori che si sono susseguiti, frequentatori abituali. Qualche nome? «A memoria dico i musicisti Steve Wynn, Motorpsycho, Lorenzo Monguzzi dei Mercanti di Liquore, Cristina Donà, Punkreas, Fabio Treves, Giancarlo Onorato, il giornalista di Radio Lombardia Luca Levati, Antonio Cornacchia, l’artista Matteo Guarnaccia. Ma non sono tutti, per esempio si è da poco aggiunto Pierpaolo Capovilla del Teatro degli Orrori, mentre la prefazione è firmata Manuel Agnelli degli Afterhours». Ed è «emozionante» dice.

Difficile strappare qualche anticipazione, se non che in copertina ci sarà una foto di Henry Rollins. Basti sapere che per molti «suonare qui è come sentirsi a casa» e che in tanti hanno sottolineato la difficoltà di trovare Mezzago, tremila anime, d’inverno in mezzo alla nebbia. Si capisce.
Il Bloom è piaciuto da subito perché ha seguito una strada diversa dai soliti locali e, oggi, «pur tra le mille difficoltà attraversate, ha i battenti ancora aperti. E’ nato come un rock club all’inglese e ha dato spazio a tutti». Per esempio i Nirvana.
«Sì certo, i Nirvana – prosegue Pirotta – Ma per vent’anni il Bloom ha organizzato almeno tre concerti alla settimana ed è un po’ riduttivo ricordare il locale solo per quella data. La verità è che chi ha dato vita al locale ha avuto coraggio: ha sempre proposto una programmazione di qualità, ma non si è fermato alla musica. Per esempio è stato il primo locale d’intrattenimento in Italia ad aprire una libreria nello stesso ambiente del bar e della sala concerti». E poi? «Poi qui sono passati Dario Fo, Alda Merini, Marco Travaglio, Enrico Deaglio; un giovane Michele Serra nell’87 presentò il suo libro. Un successo come le iniziative di solidarietà per Amnesty Intenational o per Emergency, cui verrà devoluto una parte del ricavato della vendita. Ma tenendo sempre presente di rimanere se stessi, di non tradirsi».

Perché per lavorare al Bloom, dice ancora, «devi essere curioso, cercare quello che è sommerso e che vale la pena sostenere e diffondere. Anni e anni ad ascoltare i demotape dei gruppi. Per questo non ci fermiamo ai Nirvana o ai ricordi».
Chiara Pederzoli