Monza – Alla fine, dai rumors si è passati alle prime conferme. Filippo Penati, l’ex presidente della provincia di Milano al centro dell’inchiesta dei pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia per presunti casi di corruzione sui grandi appalti di Sesto San Giovanni e sull’acquisto delle azioni della società autostradale Serravalle, ha chiesto, tramite il suo difensore, l’avvocato milanese Nerio Diodà, di essere interrogato dagli inquirenti monzesi.
L’interrogatorio potrebbe essere fissato per la fine del mese. Il presidente del Copasir Massimo D’Alema, alla festa del Partito Democratico di Milano, lo aveva in un certo senso anticipato alla stampa. Riferendosi a Penati, D’Alema ha dichiarato: “si è sospeso dal partito, si è dimesso dalla carica di vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, un comportamento corretto quello del partito e di Penati, completamente diverso da quello tenuto da altri quando ci sono inchieste giudiziarie: Penati non è scappato, anzi chiede di essere sentito dai pm che finalmente lo ascolteranno nei prossimi giorni; il nostro è un partito che ha sempre dimostrato grande sensibilità su queste cose e quindi è comprensibile che ci sia grande turbamento, le accuse hanno una portata che ci colpisce ma se queste sono fondate o meno lo dirà la magistratura- ha aggiunto D’Alema -chiediamo ai magistrati di fare presto e di fare chiarezza”.
Dunque nei giorni scorsi ci sono stati i primi contatti tra procura e difensore di Penati, che ha sempre dichiarato la sua estraneità alle accuse e che a fine settembre potrebbe avere la possibilità finalmente di chiarire la sua posizione agli inquirenti, che ipotizzzanddo nei suoi confronti accuse molto gravi, corruzione e concussione.
I pm, nei confronti di Penati, avevano chiesto l’arresto, ma il gip aveva riqualificato il reato di concussione in corruzione, quindi, in questo caso, già prescritto. Una decisione a cui la procura si è opposta con un ricorso al tribunale del Riesame, che si dovrebbe riunirsi il prossimo 21 ottobre per decidere in merito.