Nuova tegola per Ponzoni,spunta un’altra bancarotta

Un'altra accusa di bancarotta in vista per Massimo Ponzoni già nella bufera per la «cricca brianzola»: il tribunale di Monza, infatti, ha decretato con sentenza del 17 gennaio il fallimento della SM Piermarini & Co, società con sede a Desio «con debiti per oltre 3 milioni di euro".
Nuova tegola per Ponzoni,spunta un’altra bancarotta

Monza – Un’altra accusa di bancarotta in vista per Massimo Ponzoni, l’uomo al centro dell’inchiesta che ha scatenato una bufera giudiziaria nel mondo politico brianzolo. Il tribunale di Monza, infatti, ha decretato con sentenza del 17 gennaio il fallimento della SM Piermarini & Co, società con sede a Desio. I giudici hanno rilevato che lo stato di insolvenza, “si ricava da una serie di elementi sintomatici”, rappresentati “dall’elevato indebitamento, pari ad oltre 3 milioni di euro”.

Il nome della Piermarini, peraltro, risulta già citato nell’ordinanza restrittiva che ha mandato in carcere con accuse che vanno dalla corruzione alla bancarotta il consigliere regionale Ponzoni, il vicepresidente della provincia Antonino Brambilla (oggi ai domiciliari), l’imprenditore Filippo Duzioni, e agli arresti domiciliari l’ex funzionario comunale di Desio Rosario Perri (l’unico a non aver chiesto misure alternative) e l’ex sindaco di Giussano Franco Riva. Ponzoni, in particolare viene indicato dal gip come “socio ed amministratore di fatto della Sm Piermarini”.

Gli viene contestato il reato di appropriazione indebita di alcune somme di denaro dalle casse della stessa. Come quei 130mila euro, arrivati attraverso più bonifici e versamenti eseguiti tra il 2006 ed il 2008 dalla Piermarini su un conto estero intestato alla “Sci Le Dauphin”, società monegasca intestaria di una villa in Costa Azzura (la stessa residenza che sarebbe stata restaurata a seguito di accordo corruttivo dall’imprenditore di Lissone Giulio Mosca) in uso esclusivo all’ex golden boy desiano del Pdl, il 39enne Ponzoni appunto. Oppure altri 260mila euro emessi sempre dalla Piermarini & Co alla Eurocostruzioni, “in pagamento di fatture in tutto o in parte inesistenti per operazioni inesistenti”.

Queste contestazioni, qualificate come appropriazione indebita, potrebbero dunque essere modificate in altre accuse di bancarotta da parte della procura. Nuove accuse di bancarotta che andrebbero ad aggiungersi alle altre relative alla Pellicano, la Mais e la Perla. I difensori di Ponzoni, in questi giorni, hanno proposto ricorso direttamente in Cassazione, per chiedere l’annullamento del provvedimento restrittivo, contestato in otto diversi punti.

Venerdì scorso, l’avvocato Luca Ricci ha reso noto l’esito del test del capello effettuato su Ponzoni, dal quale è emerso che negli ultimi 10 mesi (quindi considerando il 2011), “si può escludere che Ponzoni abbia fatto uso di cocaina, e che sia un consumatore abituale di alcol”. L’accertamento è stato fatto per difendersi dalle accuse dell’ex socio Sergio Pennati, che definiva Ponzoni un cocainomane, in un manoscritto datato 4 marzo 2009. Federico Berni