Nostra figlia non accetta i “no”: piange, urla, lancia oggetti. Cosa possiamo fare?

Dire di “no” a un figlio: una difficoltà da affrontare. Risponde la dottoressa Giulia Casiraghi, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva.
Sos Genitori: un bambino piange e non accetta i no
Sos Genitori: un bambino piange e non accetta i no

Buongiorno, siamo genitori di una bambina di quattro anni, ogni volta che le diciamo che non può fare qualcosa ha delle crisi molto forti, che durano anche un’ora; piange, urla e lancia oggetti, a volte ci ferisce dicendo che non ci vuole più come genitori.

Siamo in difficoltà perché non riusciamo a far calmare la nostra bambina, in queste situazioni diventa ingestibile. Abbiamo provato anche a parlarle durante questi momenti per capire cosa le succede ma sembra non ascoltare.

Buongiorno, accolgo la vostra difficoltà. Molti bambini di questa età fanno fatica a tollerare i “no” dei genitori. Rientriamo in una situazione in cui la vostra bambina fatica a tollerare la frustrazione di situazioni e risposte che vorrebbe diverse rispetto a quelle che si ritrova a vivere.

L’altra componente da non sottovalutare può essere una difficoltà della vostra bimba a gestire le proprie emozioni, le quali risultano essere esplosive con conseguenti forti crisi fino ad arrivare ad agiti che non ci lasciano indifferenti.

Imparare a conoscere le emozioni, a capire come ci si sente, è un percorso di crescita personale. Se la vostra bimba fatica, come ho ipotizzato in queste tematiche, vi consiglio in primis di farvi seguire da uno specialista che possa accompagnarvi nel percorso di crescita emotiva sia vostro che della vostra bambina. Io generalmente, con le situazioni che prendo in carico, consiglio sia un percorso incentrato sulla bambina ma in parallelo anche uno spazio di colloquio per voi genitori per confrontarsi e fornire anche a voi degli strumenti per sostenerla nella gestione delle emozioni.

Per quanto riguarda il “parlare” sperando che lei dica cosa abbia in mente, lo trovo, personalmente, un tentativo che ha pochi, se non zero, effetti in ottica migliorativa.

Vi spiego meglio: nel momento di rabbia e di forte attivazione emotiva è come se il cervello venisse “comandato” dalla parte più antica e primitiva, la quale prende il sopravvento sulla parte razionale e cognitiva.

Per questo motivo la comunicazione verbale in questi momenti risulta inefficace. Con questo non voglio dire che sia totalmente inutile utilizzare un canale razionale verbale per aiutarla a conoscersi, ma questo può tornare utile in momenti di calma emotiva, durante i quali potrete parlare indirettamente di emozioni a vostra figlia inserendo anche l’uso del canale verbale accostato ad altri strumenti come le storie, il disegno e il gioco simbolico.

Dott.ssa Giulia Casiraghi *

* Laureata all’Università di Milano Bicocca, è TNPEE – Terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva. Iscritta all’albo professionale dei terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva n°448. Si occupa di età evolutiva, in particolare segue bambini e ragazzi tra zero e 18 anni con disturbi del neurosviluppo. Lavora come libera professionista a Milano e nella provincia di Monza e Brianza.