‘ndrangheta, i primi interrogatoriLa rete nell’area del Vimercatese

‘ndrangheta, i primi interrogatoriLa rete nell’area del Vimercatese

Monza – Si sono tenuti ieri al carcere di Monza i primi interrogatori di garanzia condotti dal Gip Caterina Interlandi alle persone arrestate nell’ambito dell’operazione Isola. In via Sanquirico è detenuto anche quello che i carabinieri considerano il boss attorno al quale girano appalti, estorsioni, spedizioni punitive, tentativi di corruzione, decisioni. Quarantacinque anni, a suo carico solo un precedente per possesso d’armi.

Secondo i militari però c’è di più. Un legame con le ‘ndrine degli Arena e dei Nicoscia. Possesso di armi, pistole e addirittura un lanciarazzi in dotazione alle forze della Nato trovato al fratello Giancarlo, soldi contanti. E poi un atteggiamento da boss, secondo le intercettazioni effettuate in carcere, in cui parla di «cristiani ammazzati a Cologno», anche se risulta domiciliato a Brugherio. Paparo (assistito dall’avvocato Franco Gandolfi) e gli altri personaggi coinvlti, infatti, in Brianza si muovono, aprono società e organizzano veri e propri summit).

E’ il caso del ristorante Taverna d’Isola a Villasanta (via Buonarroti). «E’ stato un interrogatorio lungo in cui i miei assisititi hanno risposto alle domande- ha detto l’avvocato Franco Gandolfi, che assiste anche Romualdo Paparo- le accuse verranno affrontate nel processo; sull’indagine mi sento di criticare certi metodi, come è possibile che centinaia di telefoni vengano tenuti sotto controllo due anni? Parlando di armi, allora, gli inquirenti avrebbero avuto il dovere di intervenire ma forse gli indizia non erano così rilevanti».

Nel primo capo di imputazione formulato dai pm della Dda, quello relativo all’associazione mafiosa, l’esercizio pubblico viene indicato come la sede di riunioni fra "sodali" degli Arena, e tra questi e gli esponenti della cosca Nicoscia. Organizzatori di questi summit sarebbe stato Vincenzo Guarino, 47 anni, detto Don Cecè, originario di Isola di Capo Rizzuto, ma residente a Brugherio, cognato di Paparo Marcello, e fratello di Pietro Guarino, 51 anni, anch’egli nato in Calabria, ma residente a Bernareggio, il quale avrebbe collaborato all’organizzazione.

Lo stesso ristorante al centro di un presunto tentativo di corruzione ai danni di un maresciallo della finanza di Monza, e all’interno del quale era nascosta una pistola Smith & Wesson con numero di matricola cancellato. Un altro incontro su cui i carabinieri hanno cercato di fare luce è avvenuto invece a Mezzago il 14 giugno 2005 in un capannone di viale delle Industrie. Una riunione che secondo i magistrati era finalizzata ad un chiarimento tra esponenti del clan Nicoscia e del clan Perre; imprenditori che discutevano in relazione alla suddivisione dei lavori negli appalti sull’alta velocità. Succede anche questo nella Brianza che lavora.
Federico Berni