Adesso non è più un’indiscrezione. A fine stagione, intendo di quel che ne rimane visto che quella 2020 comincerà in Austria all’inizio di luglio i destini della Ferrari e di Sebastian Vettel si scinderanno. L’annuncio è arrivato da parte del Cavallino con un comunicato in cui si spiega che le parti hanno deciso di non estendere il contratto in scadenza alla fine di questo campionato.
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La separazione è avvenuta alla fine di una specie di trattativa, diciamo così, abbastanza inusuale. Perché dai sussurri che ho captato Vettel ha ricevuto un’offerta di 10 milioni per continuare anche nel 2021 contro i 36 percepiti sinora. Ovvio che una tale offerta significava per Vettel il dover scendere nella gerarchia dei piloti da prima a seconda guida, dietro a Charles Leclerc. Ovvio, quindi, il rifiuto, ancor più ovvii la separazione e i comunicati che l’hanno sancita.
«Abbiamo preso questa decisione insieme a Sebastian – ha detto Mattia Binotto, direttore generale della Gestione Sportiva Ferrari – e riteniamo che sia la miglior soluzione per entrambe le parti. Non è stato un passo facile da compiere, considerato il valore di Sebastian, come pilota e come persona. Non c’è stato un motivo specifico che ha determinato questa decisione bensì la comune e amichevole constatazione che è arrivato il momento di proseguire il nostro cammino su strade diverse per inseguire i nostri rispettivi obiettivi. A nome di tutta la Ferrari voglio ringraziare Sebastian per la sua grande professionalità e l’umanità dimostrate in questi cinque anni, nei quali abbiamo condiviso tanti momenti importanti. Insieme non siamo ancora riusciti a vincere un titolo iridato che per lui sarebbe il quinto ma siamo convinti che in questa anomala stagione 2020 riusciremo a toglierci ancora tante soddisfazioni».
A sua volta Vettel ha voluto ringraziare la Ferrari per questo percorso insieme: «Il mio rapporto con la Scuderia Ferrari terminerà alla fine del 2020. In questo sport per riuscire ad ottenere il massimo bisogna essere in perfetta sintonia: io e la squadra abbiamo realizzato che non esiste più una volontà comune di proseguire insieme oltre la fine di questo campionato. In questa comune decisione non entrano in alcun modo in gioco aspetti economici: non è il mio modo di ragionare quando si fanno certe scelte e non lo sarà mai. Quello che è accaduto in questi ultimi mesi ha portato tanti di noi a fare delle riflessioni su quelle che sono davvero le priorità della vita: c’è bisogno di immaginazione e di avere un nuovo approccio a una situazione che è mutata. Io stesso mi prenderò il tempo necessario per riflettere su cosa sia realmente essenziale per il mio futuro. La Scuderia Ferrari ha un posto speciale nella Formula 1 e le auguro tutto il successo che merita. Infine, voglio ringraziare tutta la famiglia Ferrari e, soprattutto, i suoi tifosi sparsi in tutto il mondo per il sostegno che mi hanno dato in questi anni. Il mio immediato obiettivo sarà quello di chiudere nella miglior maniera possibile questa lunga storia con la Ferrari cercando di condividere insieme ancora dei bei momenti, come i tanti già vissuti in passato».
Sebastian Vettel ha fallito la missione per la quale era stato chiamato in Ferrari, lautamente pagato. Con quattro titoli iridati alle spalle, Sebastian era stato un candidato ideale. Ma gli sviluppi insufficienti della Rossa, prima, e il rivelarsi fragile di nervi da parte del tedesco ogni volta che è stato sotto pressione, poi, hanno impedito i traguardi iridati.
Durante la scorsa stagione, poi, Charles Leclerc ha “bastonato” spesso il pilota tedesco, sia in qualificazione sia in gara, provocandone a volte una reazione scomposta e controproducente per la Scuderia. Quindi, il distacco me lo aspettavo. Anzi me lo ero aspettato allo scorso novembre, quando la stagione, dopo rosee aspettative, si era conclusa in estrema delusione. Forse un anno perso, ma non cruciale col senno di poi considerando le vicissitudini legate alla pandemia Covid-19.
Non sarei giusto, comunque, se affibbiassi solo a Sebastian Vettel i motivi delle delusioni patite nella stagione 2019. La Ferrari ha sbagliato, dopo le straripanti vittorie di Spa e Monza da parte di Leclerc, che avevano indicato al team con precisione la strada da seguire nelle preferenze delle gerarchie di squadra, il vertice della Scuderia ha optato per la “ricostruzione” di Vettel restituendogli a Singapore il ruolo di prima guida dopo aver appuntato a Leclerc una condotta scorretta nel corso del GP d’Italia.
Sebastian a Singapore ha vinto con 2 secondi su Leclerc. Forse Binotto ha creduto, in quel momento, di ave ritrovato il pilota che aveva trionfato per quattro stagioni con la Red Bull. Non è stato così, anche perché la Ferrari del 2019 era senza la stessa dirompente supremazia tecnica della Red Bull anni d’oro disegnata da Adrian Newey. Così l’errore di valutazione è stato determinante, perché ha smosciato il furore agonistico di Leclerc senza che Vettel riuscisse a insidiare né la Mercedes né la Red Bull le cui performances erano migliorate di molto rispetto a quelle avute, appunto, sino a Monza e Singapore.
Questa che comincerà, forse, in Austria sarà una stagione ancora Mercedes, perché il nuovo regolamento della F1 andrà in vigore l’anno prossimo e le monoposto sono sostanzialmente immutate. La Ferrari, perciò, avrà il compito di assecondare in toto Leclerc e, contemporaneamente, non sbagliare la scelta del secondo pilota. Come quando Enzo Ferrari scelse i piloti nel 1974: il giovane, rampante Niki Lauda e il veloce, talentuoso ma trentacinquenne Clay Regazzoni. Diciamo allora uno come Sergio Perez? Diciamolo.