Nessuna illusione. Anche il secondo gran premio a Silverstone intitolato al 70esimo anniversario della formula 1 non dà chance agli avversari della Ferrari: le Mercedes nelle prove libere hanno dominato, con gomme da qualifica e con gomme medie, in simulazione di qualifica o di passo gara. E per Mercedes, intendo particolarmente Lewis Hamilton che con gomme media (gialle) a metà prove aveva rifilato un decimo al compagno di squadra Bottas con gomma più morbida (rossa). E quasi un distacco di un secondo a Ricciardo, Verstappen, Stroll e Hulkenberg. Dietro a loro, a 1 secondo e 2 decimi, la Ferrari di Leclerc: il fantasma della monoposto che aveva dominato la parte centrale del mondiale 2019 fino al Gp di Singapore, monoposto che Max Verstappen denunciò essere illegale senza che il vertice di Maranello portasse il pilota olandese davanti a un giudice.
In questa stagione, avremo probabilmente l’abbattimento da parte di Hamilton del record di 91 gran premi vinti da Michael Schumacher. Anche se gli avversari sperano nella pioggia che, in qualche modo, possa riequilibrare i valori tecnici che altrimenti sarebbero disastrosi, soprattutto perché alla Mercedes avranno di certo trovato il modo di evitare il dechappamento di gomme accusati negli ultimi due giri di gara del Gp d’Inghilterra.
La monoposto che Hamilton guida è il prodotto di una grande squadra, di una grande organizzazione aziendale, di decisioni che non lesinano spese cospicue per materiali e uomini. Alla Mercedes sono andati i migliori uomini di Maranello, eliminati da una pervicace volontà di avere un’organizzazione orizzontale, quando tutte le squadra vincenti, del passato e del presente, hanno sempre avuto una struttura verticale: un team principal, un direttore tecnico a comandare, ingegneri, tecnici e meccanici a fare quel che si chiede di fare, senza discussioni. E gli uomini che la Ferrari ha via via allontanato – Aldo Costa, James Allison, Lorenzo Sacchi – sono passati in Mercedes con tutto il bagaglio di conoscenze sui segreti delle monoposto realizzate alla gestione sportiva di Maranello.
Vogliamo ammettere, come ho scritto per ilcittadinomb.it l’11 luglio scorso, che tecnici bistrattati che si trasferiscono in un’altra squadra non svelino – ai nuovi datori di lavoro – tutto quel che facevano alla Ferrari? Altro che spy story, altro che bombe giornalistiche: la risposta sulle disavventure attuali della Ferrari le avevo rivelate un mese fa. Chi mi segue, e a Monza -Brianza sono tanti, sa che quando scrivo non racconto balle, ma rivelo situazioni e notizie che vengo a conoscere e che riporto dopo accurati controlli. Senza aiuti interessati.
È arrivato, finalmente!, il giudizio Fia per quel che riguarda il reclamo della Renault contro la Racing Point accusata dalla scuderia francese di aver copiato interamente le prese d’aria dei freni della Mercedes, le cui monoposto anno 2019 sono state cedute alla scuderia del manager canadese Lawrence Stroll per far correre il figlio Lance. In un documento di 14 pagine, questo il responso della Federazione: 15 punti di penalità nella classifica Costruttori e 400mila dollari di multa. I punti tolti riguardano la gara in Stiria così come la multa; solo reprimenda, invece, per i successivi Gran Premi in Ungheria e Gran Bretagna. Non c’è stata una sanzione più pesante per la Racing Point perché la FIA ha riconosciuto che il passaggio di conoscenze si è verificato prima che il regolamento – con un divieto fissato a metà 2019 ma in vigore dal 2020 – inserisse le prese dei freni, l’oggetto del reclamo Renault, tra le componenti non cedibili.
Un lasso di tempo che ha permesso alla Racing Point di evitare conseguenze peggiori. Con questo verdetto è la Racing Point, avendo già acquisito le conoscenze sulla componente in esame, potrà continuare ad usarla. Un aspetto che potrebbe portare a nuove possibili azioni da parte degli altri team. Secondo Toto Wolff, la Racing Point è in regola e se proponesse appello lo vincerebbe di certo. Ma la scuderia canadese non vuole appellarsi, come afferma, “per non recare danno alla credibilità della formula 1. Le cose, tuttavia, non finiscono qui perché sei scuderie (Ferrari, Rebault, Haas, Alfa Romeo, McLaren e Williams) hanno chiesto spiegazioni alla Fia sul giudizio espresso dai commissari.