Il 16 maggio 1909 nasceva a Milano Luigi Villoresi, uno dei piloti italiani di maggior nome degli Anni Trenta. Gigi discendeva da una famiglia molto nota a Milano. Suo padre Gaetano era infatti figlio di Eugenio Villoresi, l’ingegnere che progettò il Canale Villoresi, ed era nipote di Luigi Villoresi uno dei grandi botanici ed paesaggisti del XIX secolo. Luigi, che tutti chiamavano familiarmente Gigi, era il primogenito di cinque figli tutti morti tragicamente. Fu molto legato con il fratello Emilio di un anno più giovane, anche lui valente pilota, che morì sul circuito di Monza il 28 giugno 1939, provando una Alfa Romeo Alfetta.
Dopo le prime gare su circuiti secondari e una millemiglia, Gigi divenne pilota della Maserati con la quale conquistò la sua prima vittoria a Brno in Cecvoslovacchia. Vinse poi la Coppa Acerbo e nel 1939 la Targa Florio che rivinse anche nel 1940.
Nel 1935 con una Maserati 4CM arrivò al sesto posto alla I Coupe du Prince Ranier; venne in questo modo notato da Ernesto Maserati che lo invitò a far parte della squadra ufficiale nel 1936, con questa unione che sarebbe poi durata fino al 1949.
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Dopo la fine della seconda guerra mondiale Villoresi riprese a correre con la Scuderia Milan fondata da lui stesso e nel 1946 e vinse il Gran Prix de Nice. Nel 1947 cominciò a correre con l’amico Alberto Ascari alla guida della Maserati 4CLT ripetendo il successo nel Grand Prix de Nice e diventando campione italiano assoluto.
Nel 1948 conquistò la vittoria a Comminges, ad Albi, a Napoli, al Grand Prix britannico e a Penya Rhin e diventò campione italiano assoluto per la seconda volta. Nel 1949 dopo aver conquistato la vittoria nel Grand Prix de Bruxelles e nel Grand Prix de Luxemburg viene chiamato da Enzo Ferrari per guidare le sue vetture.
Nel 1950 ebbe un grave incidente uscendo fuori strada alla prima curva al Gran Premio delle Nazioni riportando gravi ferite ma riuscì a tornare a correre per la coppa Inter-Europa con una Ferrari 340 America; fu con questa macchina che si aggiudicò anche la vittoria alle Mille Miglia. Nel 1951 partecipò con la Ferrari 375 F1 al campionato di Formula 1 arrivando tre volte al terzo posto (Belgio, Francia e Gran Bretagna) e due volte quarto (Germania e Italia). Nel 1952 partecipò con la Ferrari 500 alle ultime due gare del mondiale arrivando terzo in entrambe le occasioni. Nel 1953 arrivò secondo in Belgio e Argentina e terzo nel Gran Premio d’Italia. Nel 1954 Ascari e Villoresi passano alla scuderia Lancia; Villoresi corse peraltro la maggior parte della sua stagione in Formula 1 con la Maserati 250F arrivando quinto in Francia e solo l’ultima gara con la Lancia D50 ritirandosi al Gran Premio di Spagna.
Nel 1955 con la Lancia D50 si ritira in Argentina e arriva quinto a Montecarlo. Dopo la morte di Ascari, Gianni Lancia consegnò le sue vetture a Enzo Ferrari e Villoresi corse quindi la sua ultima stagione di Formula 1 con la Maserati 250F arrivando a punti nel Gran Premio del Belgio con un quinto posto. Nel 1958 vince il prestigioso Rally dell’Acropoli in Grecia con una Lancia Aurelia GT, assieme a Ciro Basadonna.
Villoresi ebbe anche un’incomprensione con Enzo Ferrari sul quale un giorno disse: «Ferrari è uno che non conosce la parola grazie». Per qualche tempo i due non si parlarono, poi si riavvicinarono. Smesse le corse, Villoresi si dedicò all’automobile, nell’azienda da lui fondata sul viale Fulvio Testi, la grande strada che da Milano porta a Monza. Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza , ad un certo punto, acquistò le vetture della Scuderia delle Pantere Storiche di Firenze che furono affidate alla Stradale con Gigi Villoresi nominato Presidente.
Con lo scioglimento della Scuderia delle Pantere Storiche, Villoresi si ritrovò nell’indigenza. Fu così che don Sergio Mantovani, il cappellano dei piloti da corsa salito in Paradiso l’anno scorso, lo accolse nella Casa della Gioia e del Sole di Modena realizzata dal sacerdote per aiutare i vecchi non abbienti. Don Sergio si diede tanto da fare finché a Villoresi non fu concesso un vitalizio grazie alla cosiddetta legge Bacchelli, che consisteva in un fondo per provvedere al sostentamento di cittadini illustri in stato di particolare necessità. Una legge che prese il nome dal suo primo, previsto, beneficiario: lo scrittore italiano Riccardo Bacchelli. Alla Casa della Gioia e del Sole, Villoresi restò tre anni e mezzo. Morì il 24 agosto 1997, a 89 anni, nello stesso giorno in cui Michael Schumacher vinceva il GP del Belgio con la Ferrari. «Ho chiesto e ottenuto che Gigi Villoresi riposasse vicino alla sua ultima dimora – mi disse allora don Sergio Mantovani -. È sepolto nel cimitero di Albareto, nella periferia di Modena. Tutte le volte che vado sulla sua tomba la trovo coperta di fiori freschi: sono i meccanici della Maserati e della Ferrari, anche quelli giovani che non l’hanno conosciuto, che non glieli fanno mai mancare. Testimonianza di un affetto che dura per sempre».