Antonio Giovinazzi sarà secondo pilota della Sauber Alfa Romeo nella stagione 2019 di Formula 1. Gli ultimi piloti italiani disputare un mondiale furono Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi nel 2011. Sono finiti i bei tempi del nostro tricolore in F1, i tempi cioè dei Patrese, Alboreto, De Angelis, Giacomelli, De Cesaris, Caffi, Badoer, Barbazza, Stohr, Modena, Ghinzani, Teo e Corrado Fabi, Nannini, Capelli, Baldi, Tarquini; e i tempi delle tante scuderie, blasonate come Ferrari e Alfa Romeo, oppure tradizionali come Benetton, Minardi, Fondmetal e poi l’Osella, la Scuderia Italia e la Forti e la Coloni.
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Era un fiorire di iniziative e di piloti, vincevano solo la Ferrari e la Benetton, ma le altre avevano il compito di tenere a battesimo i giovani che si avvicinavano alla F1: Osella con Ghinzani, Minardi con Pierluigi Martini, la Fondmetal e la Coloni con Tarquini. Mentre Patrese, Alboreto, De Angelis, Giacomelli, De Cesaris, lo stesso Jarno Trulli viaggiavano nelle “borse” di scuderie importanti come Brabham, Williams , Ferrari, Lotus, McLaren, Alfa Romeo, Renault.
Antonio Giovinazzi, pugliese di 24 anni, comincia dalla gavetta, perché la Sauber Alfa Romeo non è squadra di vertice. Potrà diventarlo, con Kimi Raikkonen capitano anziano, esperto, veloce e un giovane come il pugliese che ha già avuto una possibilità proprio con Sauber gettandola alle ortiche per un comportamento non adeguato a un pilota sia pure debuttante, forse mal consigliato e, quindi, sottoposto a eccessiva pressione?
Probabilmente sì, perché Sauber sta diventando la squadra satellite della Ferrari dalla quale avrà i motori ultima versione e potrà contare sull’apporto di un ex campione del mondo, come Kimi, per sviluppare la monoposto. Giovinazzi è un buon test-man, ma non dovrà strafare.
Ricordo che un ego fuori luogo costò caro a Riccardo Patrese, quando alla fine del 1977 Bernie Ecclestone gli disse: “Vieni alla Brabham, fai il secondo a Lauda per un anno e poi potrai farti valere scalando la montagna del mondiale”. Patrese rispose, quasi arrogantemente: “Io non faccio il secondo a nessuno, neppure a Lauda”. E restò all’Arrows. Alla Brabham, come seconda guida, andò il giovane Nelson Piquet: con la macchina di Ecclestone vinse i mondiali 1981 e 1983. Quindi: pilota avvisato, Giovinazzi salvato.
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