Cambia colore la Ferrari F90: dal rosso-bianco, che identificavano il marchio di sigarette Marlboro della Philip Morris, si è passati al rosso-nero. Niente a che fare con una l’identificazione milanista da parte del vertice della azienda di Maranello o con il team principal della Scuderia: John Elkan, il presidente, è dichiaratamente tifoso della Juventus, mentre Mattia Binotto è un fervente tifoso dell’Inter.
In realtà il rosso-nero non ha riferimenti sportivi ma la scritta “Mission winnow “ che è comparsa come sponsor l’anno scorso in Giappone è un’idea della Philip Morris per una propria emanazione che combaci con le finalità e gli obiettivi finali propri di una fabbrica di supercar. Insomma, una scritta – molto evidente soprattutto sulle tute dei piloti – che sa come di raggiro al divieto di pubblicizzare le sigarette. Un po’ come avvenne quando l’azienda tabaccaria deviò la propria pubblicità sull’abbigliamento casual. Rosso-bianco o rosso-nero, insomma, sempre di promozione Philip Morris dalla quale arrivano i soldi per la Ferrari in base al concetto “pecunia non olet”. Il tabacco infatti provoca gravissime malattie, ed è scritto sui pacchetti di sigarette, ma se non compare la scritta “Marlboro” la coscienza è a posto anche per le nazioni in cui ne è proibita la pubblicità.
Tuttavia, il sospetto che si tratti di una possibile elusione alla pubblicità sul tabacco è stata presa in considerazione dalle autorità australiane che stanno indagando in merito. E Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori ha annunciato un esposto all’Antitrust e al ministero della Salute “per accertare la regolarità della scritta e la sua conformità rispetto alla normativa vigente”. Dona denuncia: «Non è la prima volta che si utilizza la Formula 1 o le gare di moto per far rientrare dalla finestra quello che la legge vieta, ossia pubblicizzare il tabacco ed i prodotti del tabacco. Per questo chiediamo alle due Authority di accertare i fatti e cosa sia realmente Mission Winnow».
Ho l’età per ricordare la Ferrari rossa e basta, senza scritte se non quelle degli sponsor tecnici. E ho l’età per aver sentito Enzo Ferrari dire che non avrebbe mai messo scritte commerciali sulle sue monoposto. Anche se alla fine cedette ai costi della formula 1.