MONZA – C’è chi lo vuole abbattere per cancellare una bruttezza assoluta e chi lo ritiene il simbolo di un’epoca. Il palazzo dell’Upim di piazza Trento e Trieste torna a far discutere i monzesi a distanza di 16 anni dal famoso ordine del giorno con cui la stragrande maggioranza dei consiglieri comunali si espressa per il suo abbattimento. Un proposito rimasto sulla carta anche per i costi che, allora, erano stati stimati in 500 miliardi delle vecchie lire tra lavori e indennizzi.
Costruito tra il 1956 ed il 1960, su progetto dell’architetto Vittorio Faglia, il palazzo dell’Upim ospita attualmente una trentina di abitazioni private e circa 80 uffici professionali. Secondo i cittadini interpellati da «Il Cittadino» si tratta di un vero e proprio orrore urbanistico, che deturpa una delle piazze più belle della città. E questa tesi viene sostenuta anche dall’architetto monzese Beniamino Rocca che parla di un esempio di inquinamento edilizio. «Prevederne l’abbattimento – dice – significa restituire la piazza ai cittadini e creare le premesse per una vera ristrutturazione del centro storico».
Di avviso opposto l’architetto Paola Ianni del Politecnico di Milano: «Era stato realizzato volutamente così, per sottolineare lo spirito degli anni Sessanta. E finisce per essere una specie di quinta scenica della piazza».
Ma c’era anche chi si era spinto oltre come l’architetto Leonardo Benevolo, progettista del Piano regolatore del 1993. Immaginava l’abbattimento del palazzo e del municipio con il trasferimento del monumento. Al loro posto la ricostruzione del teatro del Piermarini. E il dibattito continua.
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